Folklore Orientale

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Sky…
view post Posted on 21/12/2011, 14:27 by: Sky…
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Hanok, le case tradizionali coreane

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Con il termine “hanok” vengono chiamate in coreano le case in stile tradizionale. Queste abitazioni, alcune delle quali veri capolavori di architettura, erano la forma di residenza più popolare fino alla fine degli anni 1970.
Come mai queste strutture, con il loro disegno e la loro forma semplice, durarono per secoli e diventarono parte integrante della vita dei coreani? Questo articolo è il risultato di un viaggio alla ricerca dei modi di vita e dei tipi di gente che ancora vive all’interno di quelle case, cercando di scoprire quel che i coreani, che oggi vivono in condomini all’occidentale nelle città, hanno dimenticato.

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Il museo del folclore Chunchu (che significa «Primavera e autunno») è una casa hanok costruita nel 1856, che si trova alla periferia dell’abitato di Okcheon, nella regione del Chungcheongbuk-do, un luogo che porta alla mente un passato ormai scomparso quasi ovunque nella Corea del Sud.
Di solito queste case tradizionali sono spesso rappresentate come strutture rimesse a nuovo, circondate da un cortile con aiuole che lo abbelliscono. Chunchu risulta subito essere in contrasto rispetto a questa visione idilliaca, perché non è per niente quel che ci si aspetta di vedere. L’ingresso di questa spaziosa casa tradizionale è infatti ingombro di statue in pietra, di ghiaia per la zona del parcheggio e di cianfrusaglie di tutti i tipi evidentemente raccattate qua e là e messe giù alla rinfusa, tanto per ricordare un passato che forse con questo edificio non ha nulla a che vedere.

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Ma chi arriva dalla città trova proprio che questo apparente disordine serva a conferire una certa bellezza al museo. All’interno della casa è stata ricavata una zona ristoro e una pensione a conduzione familiare. Chunchu non è altro che la più coraggiosa amalgama di vecchio e nuovo, di degno di rispetto e di banale che si possa vedere in Corea, ma anche il luogo perfetto per immergersi nelle tradizioni della Corea d’un tempo e per imparare quali erano alcune delle sue usanze più radicate, lontano dai luoghi di ritrovo cittadini e superficiali.

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Al nostro arrivo, i proprietari, Jeong Tae-hee e sua moglie Lee Hwa-soon, ci danno il benvenuto nella loro casa. La coppia ha gestito la casa negli ultimi dieci anni, cercando di mantenere uno stile di vita che permettesse di condividere le loro conoscenze con i turisti di passaggio. Anche se i visitatori possono scegliere quali aspetti della casa approfondire, un pasto preparato in casa, un «giro turistico» degli oggetti presenti in casa e nel cortile illustrati dalle spiegazioni di Jeong, o semplicemente una notte rilassante scaldata dall’ondol, Chunchu offre un’esperienza di immersione completa in un passato quasi ovunque scomparso.

Vecchie case fiere del loro alto lignaggio
La cultura confuciana della Corea è la forza motrice che ha mantenuto vive molte di questa vecchie case, mentre buona parte della Corea si sviluppava e si modernizzava attorno ad esse. Uno dei punti centrali dell’insegnamento confuciano è l’idea della pietà filiale. Onorare il proprio padre e la propria madre è un principio universale, ma in Corea questa pietà filiale si estende anche alle generazioni che sono da tempo scomparse. I riti ancestrali effettuati per le generazioni precedenti sono compito del figlio più anziano della famiglia, e la sua responsabilità viene passata di generazione in generazione, da primogenito a primogenito. La famiglia che segue questa linea di successione viene chiamata “famiglia capostipite” e molte delle case tradizionali che ancora esistono in Corea sono quelle di queste famiglie capostipite.

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Durante il periodo Joseon (1392- 1910) queste famiglie possedevano vasti terreni che venivano dati in affitto ai contadini, e questo guadagno serviva a mantenere le loro grandi case e ad assolvere alle responsabilità rituali di famiglie capostipite. Tuttavia, con le riforme avvenute alla metà del ventesimo secolo, queste famiglie capostipite persero i loro principali mezzi di guadagno e cominciarono a declinare. Alcuni abbandonarono le loro case ancestrali per andare a cercar fortuna in grandi città come Seul. Altri rimasero, ma sia le loro case, che le loro famiglie persero la grandiosità di un tempo. Non è stato che in un’epoca relativamente recente che il governo ha fatto uno sforzo mirato alla restaurazione di questi tesori, dando ai discendenti, sparsi ormai in tutto il paese, l’opportunità e un motivo per tornare a casa. Oggi essi danno il benvenuto ai visitatori, offrendo loro un assaggio di quello che significa vivere in una casa tradizionale, e molti di loro offrono programmi culturali che permettono agli ospiti di conoscere giochi, cibo e altri aspetti dello stile di vita tradizionale della Corea.

La struttura della casa
Entrando in una delle camere all’interno dell’edificio principale, il proprietario spiega il significato della struttura della casa, che si è mantenuta integra per oltre un secolo e mezzo. “È l’aspetto più importante della casa”, dice guardando in su verso la trave di sostegno di legno che si vede nel soffitto. “A differenza delle abitazioni moderne, qui le travi e le strutture in legno non sono nascoste, ma messe in bella evidenza.”
“Senza questo legname, una casa tradizionale non si può chiamare hanok”, dice. Le travi maestre costituiscono il legame centrale della casa e la loro importanza è fondamentale, tanto che un detto coreano si basa su di esse. Spesso un figlio che ha avuto un successo particolare viene citato come “la trave maestra” di una famiglia, a indicare la sua importanza nel tenere uniti tutti i membri del gruppo familiare.
“Ciò che rende le stanze di una casa coreana tradizionale diverse da quelle di una casa in stile occidentale è che, sia che si aprano o che si chiudano le porte, entrando o uscendo, la struttura sembra sempre aperta”, dice, facendo riferimento alla connettività fra le varie camere. “Nelle case coreane si pensa che si debba avere molto spazio vuoto, uno spazio attraverso il quale il vento possa passare liberamente.” Ciò è particolarmente importante durante l’umida stagione estiva, nella quale una brezza fresca è l’unico mezzo per trovare sollievo dal caldo soffocante.
I mobili sono formati da armadi e da mobiletti bassi con tanti cassetti, tipicamente in stile tradizionale. Durante i mesi freddi per riscaldare le stanze in queste case si usava l’ondol, un tipo di riscaldamento sotto il pavimento, che si adattava perfettamente allo stile di vita tradizionale coreano, che prevedeva che si dormisse e ci si sedesse direttamente sul pavimento delle camere, reso un poco più morbido da vari strati di carta incollata. Anche se oggi l’ondol è sopravvissuto nella cultura coreana moderna con l’impiego di tubi con acqua calda per riscaldare le camere nei condomini di stile occidentale, una serie di camere restaurate di Chunchu riceve ancora il calore proveniente da focolai in cui si brucia legna. L’aria calda viene fatta circolare sotto il pavimento e poi fatta uscire dalla parte opposta attraverso un camino.
Nel museo non mancano oggetti strani che attirano lo sguardo e che servono come punti focali di valore storico. Mentre Jeong ci guida con passo lento, di tanto in tanto si ferma per offrire una descrizione dettagliata di un oggetto o per spiegare il lavoro di un artigiano. Quest’uomo, piuttosto originale, ama raccontare e il cortile, che all’inizio per l’occhio non addestrato non era altro che un guazzabuglio di oggetti messi giù a casaccio, si trasforma pian piano, un racconto dopo l’altro, in un simpatico pezzo di storia della Corea.

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Uno stile di vita antico
Si dice che le prime case tradizionali hanok risalgano al periodo dei Tre Regni della storia coreana e, passando un po’ di tempo qui, sembra che lo stile di vita sia rimasto quasi immutato, come quello d’un tempo. Anche se l’avvento delle comodità dell’architettura di tipo occidentale l’ha messo un po’ in ombra, quello stile di vita riesce ancora a sopravvivere in queste case tipiche grazie a gente come Jeong e sua moglie.
La vita in una casa tradizionale può avere degli svantaggi, molte scomodità specialmente per un occidentale che non sia abituato a vivere, dormire e sedersi, direttamente sul pavimento, o a servirsi di un gabinetto che si trova nel cortile, fuori dalla casa. I primi tempi per noi italiani sono duri e le ossa fanno male, specie se il materassino che serve da letto è molto sottile e non si è più giovanissimi.
Ma Jeong sente che la natura di una casa di legno, argilla e pietra ripaga di gran lunga per tutte le apparenti scomodità. “È vero che il cemento fatto dall’uomo dura più a lungo, ma non è un qualcosa di organico”, dice. Una casa hanok invece fa parte della terra, in quanto è costruita usando alberi, pietre e acqua.
“Un ritorno alla natura è ciò di cui il nostro corpo ha bisogno man mano che si invecchia”, spiega. Anche se abbiamo viaggiato per tutto il mondo, sarà sempre prevalente in noi il desiderio di tornare alla nostra casa nella natura. Ed è proprio questo che l’abitazione tradizionale hanok rappresenta per i coreani.

Un fascino antico
L’Organizzazione per il turismo della Corea gestisce un sito web che fornisce informazioni su queste case tradizionali. Vi sono elencate 68 case nelle varie regioni, 39 delle quali si trovano nella regione Gyeongsangbuk-do, grazie al forte e continuo rispetto di questa regione per la cultura confuciana. Molte delle case offrono un pasto tradizionale per la colazione del mattino, e si possono fare esperienze culturali pratiche, come usare una macina tradizionale, apprendere la cerimonia coreana del tè, vestirsi con gli abiti tradizionali, creare oggetti di ceramica e vari giochi tradizionali. Vi sono anche case in cui i visitatori possono osservare l’esecuzione dal vivo di riti confuciani ancestrali, oltre a conoscere più a fondo il cibo, l’abbigliamento, l’architettura, le tradizioni e altri aspetti culturali che sono stati mantenuti diligentemente da queste famiglie capostipite. Alcune di queste case approfittano del fatto di trovarsi in un ambiente naturale indisturbato per offrire programmi di apprezzamento della natura, dando ai bambini la possibilità di vedere piante, animali e insetti, nei quali non si imbatterebbero mai nelle grandi città.

Ogni anno un numero sempre maggiore di coreani scoprono il fascino di queste case tradizionali. Per gli abitanti delle città moderne, uno dei più evidenti vantaggi di abitare in una casa tradizionale è la possibilità di fuggire dall’ambiente teso e soffocante della città e tornare in un tempo e in un luogo più strettamente collegati con la natura. Un sondaggio condotto dall’Istituto di ricerca sull’architettura e l’urbanizzazione ha interrogato nel 2008 un campione di 1.007 persone chiedendo loro di citare i motivi per cui avrebbero desiderato vivere in una casa tradizionale. Le prime tre risposte comprendevano “vicinanza con la natura” (35,5 per cento), “vantaggi per la salute” (27,0 per cento) e “tranquillità” (23,5 per cento). Un visitatore della casa di Yi Man-hyeon ad Andong, nel Gyeongsangbuk-do, ha detto: “La mia mente tormentata dalle preoccupazioni si schiarì e lo stress che si era accumulato nel giro di un anno sparirono senza lasciare traccia dopo aver passato una notte in questa vecchia e tranquilla casa”.

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Altri visitatori cercano qualcosa di più, come due donne trentenni che si sono fermate nella casa di Kwon Cheol-yeon a Chunyang, nel Gyeongsangbuk-do. Avevano lasciato l’azienda nella quale lavoravano e avevano intrapreso un viaggio per visitare i siti culturali e soggiornare nelle case tradizionali, nella speranza di ricollegarsi con qualcosa che era mancato nella loro vita. Vi è anche un gruppo di persone che hanno fondato un club per conoscere e sperimentare la cultura tradizionale coreana, e che passano il loro tempo libero visitando siti importanti dal punto di vista culturale e storico nel paese. Nel villaggio Gunja ad Andong, non hanno solo soggiornato in case tradizionali, ma hanno anche fatto in modo che la loro visita coincidesse con esecuzioni di musica e danza coreana tradizionale.

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Molte le famiglie con bambini piccoli
Ma la maggior parte dei visitatori sono famiglie, specialmente con bambini piccoli. Una coppia che ha portato i propri figli al villaggio di case tradizionali di Jeonju, nel Jeollabuk-do, ha apprezzato in modo particolare l’esperienza di apprendimento. “C’è così tanto da fare qui. Per una piccola somma, tutta la famiglia può fare i dolcini di riso o mischiati di riso e artemisia, e, se ci si prenota per tempo, si può apprendere il modo di comportarsi e conoscere i mestieri tradizionali. È stata un’esperienza valida che ha permesso ai nostri bambini di apprezzare la bellezza e l’importanza della tradizione coreana, e di vedere con i propri occhi cose che avevano visto solo nelle figure dei loro libri di testo.” Un’altra coppia che aveva soggiornato nella casa di Yun Jeung, a Nonsan, nel Chungcheongnam-do, ha provato una gioia speciale nel vedere la reazione del proprio figlio di fronte a quest’esperienza. “I soffioni e i fiori selvatici di cui non conoscevamo il nome, il bel giardino fiorito che si vedeva dalla nostra camera, la forma geometrica della struttura della porta di carta, e nostro figlio che guardava tutte queste cose con una grande meraviglia negli occhi... Per cui è stato un tempo prezioso, un passo verso un mondo di bellezza.”

Quel che rende così speciali queste case tradizionali è, naturalmente, il fatto che non sono semplicemente da mettere in mostra. Sono dei musei viventi, case per i discendenti delle persone che le hanno costruite. Questi discendenti portano avanti le tradizioni delle loro famiglie e sono più che felici di condividere le loro esperienze con i visitatori in conversazione davanti a una tazza di tè. In una sera di un’estate precoce, mentre le gocce cadevano dalle grondaie coperte di tegole, Kwon ci raccontò la sua storia. Lui è il nipote di Kwon Cheol-yeon, l’uomo che costruì la casa che ancora porta il suo nome. Dopo la riforma terriera, le fortune della famiglia declinarono rapidamente e Kwon, allora un ragazzo, si spostò a Seul. I riti ancestrali venivano ancora celebrati, ma la casa ancestrale fu alla fine abbandonata, tanto che restò vuota per 16 anni.

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Valori confuciani e aiuti da parte del governo
Poi il governo gli fece un’offerta: l’avrebbero aiutato a restaurare la casa se fosse tornato a viverci e se l’avesse aperta ai visitatori che avessero voluto sperimentare come si vive in una casa tradizionale. Egli accettò l’offerta e negli ultimi tre anni ha accolto i visitatori. Nel primo anno ha avuto circa 50 visitatori, ma nel secondo anno il numero balzò a 200. Questo (2009) è il terzo anno e Kwon si aspetta che il numero dei visitatori continui a salire. Si è spesso chiesto perché i coreani siano oggi così attratti da queste case tradizionali. Una gran parte, egli crede, è che si rendono conto che molti dei valori tradizionali della società coreana, come il concetto confuciano della pietà filiale, stanno svanendo a causa della odierna frenesia della società industrializzata. “I genitori hanno improvvisamente sentito urgente la necessità di enfatizzare questa cultura della pietà filiale nell’educazione dei loro figli”, dice, “e questa cultura è fondamentalmente collegata allo spirito confuciano. Poi il governo ha cominciato, nei mezzi di comunicazione di massa, a parlare favorevolmente della cultura delle case tradizionali della Corea, e tutto questo ha portato all’attuale recente aumento di popolarità.”
Lee, proprietario della casa di Yi Man-hyeon, condivide il rispetto di Kwon per i valori confuciani tradizionali. La casa è situata entro i limiti della città di Andong, che è già una destinazione popolare per chi desidera sperimentare la cultura tradizionale, e questo è servito ad attirare ogni anno molti visitatori. Sono passati solo tre anni da quando il governo l’ha aiutato a restaurare la casa, ma ha già raggiunto un livello di circa 5.000 ospiti all’anno. Per spiegare la popolarità della propria casa, e delle case tradizionali in genere, elenca cinque motivi: un maggiore apprezzamento della cultura come opposta al puro divertimento, il desiderio dei genitori di insegnare ai loro figli cose che essi non possono imparare in città, il maggior tempo libero dovuto al sistema di cinque giorni lavorativi alla settimana, la diversità delle case tradizionali fra loro (“Non ve ne sono due che siano esattamente uguali”, dice), e l’interesse nella cultura tradizionale in generale, compresa la cultura confuciana che ha aiutato a mantenere queste case vive attraverso le generazioni.

Ma egli sente che la popolarità attuale delle case tradizionali è solo la punta di un iceberg. “Oggigiorno i visitatori stanno appena grattando la superficie,” dice, “ma quando inizieranno a scavare un poco più a fondo, cominceranno a pensare alla vita delle persone che vivevano in queste case. e vorranno conoscerne la cultura.” Quando ciò avverrà, Lee crede che vi sarà una crescita esplosiva nella popolarità delle case tradizionali, non come resti dei tempi andati, ma come aspetto vivente di una cultura tradizionale che ha molto da offrire alla Corea moderna.

Cercare il futuro nel passato
Lee mette l’accento sull’importanza dei valori confuciani nella società odierna, in particolare sul desiderio di realizzare un mondo in cui ognuno possa vivere in pace assieme agli altri e sulla volontà dell’individuo di anteporre agli interessi personali il benessere della società. “I futurologi credono che questo sia l’unico modo di portare la felicità a tutto il mondo nel ventunesimo e nel ventiduesimo secolo.” spiega. Da parte sua, Kwon mostra una tavoletta di legno appesa alla parete, su cui è inciso un semplice motto familiare: “La sincerità è la tradizione della nostra famiglia.” È molto orgoglioso del fatto che, quando i fittavoli soffrirono per una scarsità di cibo, suo bisnonno ordinò ai suoi familiari di prendere due soli pasti al giorno, in modo da poter aprire i magazzini e nutrire i contadini affamati.
Anche se può sembrare una tautologia, la situazione attuale della Corea è stata a lungo combattuta fra il suo passato e il futuro. La storia moderna della Corea è stata particolarmente penosa: 35 anni di dominio coloniale da parte del Giappone, che ha cercato di cancellare l’identità della Corea e di incorporarla nell’Impero giapponese, un’amara guerra Nord-Sud che ha devastato la penisola dopo il dominio giapponese, e oltre 50 anni di vita come popolazione divisa dall’ideologia. Eppure, nonostante che il paese fosse afflitto dalla povertà dopo la Guerra di Corea, la Corea del Sud è riuscita a risollevarsi e a diventare la tredicesima potenza economica a livello mondiale. Questo periodo di rapida crescita economica è stato così impressionante da essere definito “Miracolo del fiume Han”.
Ma procedere in avanti a questa velocità inesorabile comporta anche un pericolo, quello di perdere il contatto con il proprio passato. Quando il proprio passato contiene tante memorie penose come quello della Corea, non sembra essere una cosa cattiva dimenticarsene. Ma vi sono molte cose del passato che dovrebbero essere mantenute, e molte che possono essere usate per costruire una strada verso il futuro. I governi locali della Corea hanno riconosciuto questo principio e hanno investito fondi nelle case tradizionali e nella loro inerente cultura.
Anche se i visitatori possono non filosofeggiare sui motivi che portano a risiedere in queste abitazioni tradizionali, il fatto che così tanti degli ospiti siano famiglie con bambini piccoli dice qualcosa sui loro motivi, cioè che essi sentono che vi è qui qualcosa di valido che deve essere trasmesso alla generazione seguente. Pur se non ne parlano, molti si rendono conto che la ricerca della modernità deve essere temperata con la comprensione e il rispetto della tradizione. Nel passato vi è molto che deve essere superato, ma vi è anche molto di cui si deve far tesoro, come i valori umani che persone come Lee e Kwon tengono sinceramente in gran conto. Le abitazioni tradizionali coreane, che essi chiamano “casa”, sono l’aspetto tangibile di questa preziosa tradizione.

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Info qui: Corea.it e qui:Corea.it
 
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