Folklore Orientale

« Older   Newer »
  Share  
Kimu
view post Posted on 22/12/2011, 18:10




Tōdai-ji



todaiji_hondo_sunset



Il Tōdai-ji (東大寺, letteralmente Grande tempio orientale) è uno dei monumenti più importanti della città di Nara (奈良市, antica capitale dal 710 al 794). Include capolavori architettonici che sono considerati Tesoro Nazionale. Al suo interno la Great Buddha Hall (大仏殿 Daibutsuden), con un frontale alto cinquantasette metri e profondo cinquanta; il Vairocana Buddha (conosciuto semplicemente come Daibutsu 大仏) una statua del Buddha alta quattordici metri e la Octagonal Lantern alta quasi cinque metri. Nel cortile del tempio, i Cervi pascolano liberamente, perché considerati messaggeri divini nella religione Shinto. Il tempio è stato costruito sotto il dominio dell’imperatore Shomu per amplificare la magnificenza del Vairocana Buddha. Il Todai-ji serviva sia come luogo di preghiera, sia come centro di ricerche delle dottrine buddiste. Fu fondato da Roben, il capo della setta buddista Kegon (il Buddha centrale di tale setta è il Vairocana). Il progetto della statua mandò quasi in bancarotta l’economia giapponese, consumando la maggior parte del bronzo disponibile! La statua del Buddha è composta da un corpo di bronzo placcato d’oro. Fu ricostruita varie volte per i danni subiti a causa di svariati terremoti e il Daibutsuden è stato ricostruito due volte a causa d’incendi (durante la guerra nel 1180 e nel 1567.) Le mani attuali della statua risalgono al periodo Momoyama (1568-1615) e la testa è stata costruita nel periodo Edo (1615-1867). All’ingresso del tempio siamo accolti dalle due statue dei guardiani raffiguranti l’inizio e la fine. Le figure danzanti del Nio furono ristrutturate nel 1991. I Nio sono conosciuti come Ungyo, con la bocca chiusa, e Agyo, che ha la bocca aperta. Dalla loro costruzione queste figure non furono mai mosse dalla loro nicchia. Una delle colonne portanti nella Great Buddha Hall ha un foro nel mezzo e si dice che sia della stessa grandezza delle narici del Daibutsu… I visitatori cercano di passarvi nel mezzo perché la leggenda dice che chi riuscirà ad attraversare il foro sarà benedetto con l’illuminazione nella vita futura. I bambini possono passare senza problemi, ma i grandi ne escono a fatica! Il tempio è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nella sezione “Monumenti storici dell’antica Nara”, insieme ad altri sette siti, compresi templi, santuari e luoghi di Nara. L’inizio della costruzione dell’enorme tempio è indicativamente il 743, quando l’imperatore Shōmu fondò il Kinshōsen-ji (金鐘山寺) per compiacere il principe Motoi, il primo figlio avuto dalla consorte Kōmyōshi del clan dei Fujiwara. Purtroppo il principe Motoi morì un anno dopo la sua nascita. Durante l’epoca Tempyō, il Giappone soffrì per una serie di disastri ed epidemie. Dopo queste tremende esperienze l’imperatore Shōmu emanò un editto nel 741 per promuovere la costruzione di templi provinciali per tutta la nazione. Tōdai-ji (al tempo ancora Kinshōsen-ji) fu nominato Tempio provinciale della Provincia di Yamato e principale tra tutti i Templi provinciali. Con il presunto colpo di stato nel 729 da parte di Nagaya; un'epidemia di vaiolo tra il 735 - 737 ulteriormente aggravata da anni di magri raccolti; una ribellione nel 740 capitanata da Fujiwara no Hirotsugu; il paese stagnava in una caotica situazione. L’imperatore fu forzato a spostare quattro volte la capitale (questo è indicativo del livello d’instabilità raggiunto) Nel 743, l’imperatore Shōmu emanò una legge con la quale dichiarava che tutta la popolazione doveva essere direttamente coinvolta nella costruzione dei templi buddisti in tutto il Giappone. Questo perché si credeva che così facendo il Buddha avrebbe protetto il paese da ulteriori disastri. Gyōki, accompagnato dai suoi allievi, viaggiò per le province chiedendo donazioni. Secondo gli archivi conservati nel Tōdai-ji più di 2,600,000 persone aiutarono la costruzione del Great Buddha e della sua Hall. I 16 m d’altezza della statua furono costruiti utilizzando otto stampi e i lavori durarono tre anni; la testa e il collo furono forgiati insieme come elemento separato. La costruzione della statua iniziò dapprima in Shigaraki. Dopo molteplici incendi e terremoti, la costruzione fu ripresa a Nara nel 745 e il Buddha fu finalmente portato a termine nel 751. Un anno dopo, nel 752, la cerimonia dell’apertura degli occhi fu tenuta con una partecipazione di oltre 10,000 persone, accorse per festeggiare il completamento del Buddha. Il sacerdote indiano Bodhisena eseguì la cerimonia per l’imperatore Shomu. L’attuale edificio risale al 1709, sebbene sia il 30% più piccolo rispetto all’originale resta sempre la costruzione in legno più grande al mondo! Il complesso originale conteneva due pagode, all’epoca seconde in altezza solo alle piramidi d’Egitto! Furono distrutte entrambe da un terremoto.



Info: Wikipedia
 
Top
view post Posted on 23/12/2011, 16:49
Avatar

Millennium Member

Group:
Member
Posts:
13,872
Location:
𝒞𝑜𝐻𝑜𝓇𝓉 💗

Status:


Il Rituale Buddista Yŏngsanjae

aaa1-6


Yŏngsanjae (영산재 靈山齋) è il rituale buddista più famoso e al tempo stesso un raro evento artistico. Nel cortile del Taeungjŏn (대웅전 大雄殿), il padiglione principale del tempio, le offerte di cibo sono disposte su un altare di fronte a un grande dipinto del Budda.
È stato creato un grandioso luogo sacro all'aperto, decorato con fiori di carta, dipinti e scritte. Per tutto il giorno vengono eseguite danze solenni e si levano i canti dei sutra. Questo rituale religioso ha luogo ogni anno al tempio Pongwŏnsa (봉원사 奉元寺) a Sinch'on (신촌 新村), Seul, nel giorno della festa del Tano (단오 端午), il quinto giorno del quinto mese del calendario lunare.
Questo rituale, che comprende non meno di 148 diverse cerimonie eseguite nell'arco di tre giorni, fu ricreato in modo appropriato nel 1968. In seguito nel 1987 fu designato Importante proprietà culturale intangibile numero 50 il Pongwŏnsa Yŏngsanjae, una versione abbreviata dell'intero rituale che viene eseguita in un solo giorno.
Il rituale esemplifica l'essenza della filosofia buddista, che fu il sistema religioso dominante dal regno di Silla (57 a.C. - 935 d.C.) fino a tutto il periodo Koryŏ (918-1392).

aaa2-5


Il rituale consiste di canti dei sutra buddisti, pŏmp'ae (범패 梵唄), che ricordano in un certo modo il canto gregoriano, e di danze eseguite dai monaci mentre suonano una varietà di tamburi, cembali e gong. Si tratta della danza delle farfalle, namibu, della danza dei cembali, paramu, e della danza dei tamburi, pŏpkomu.
Siccome questo rituale è stato ripetuto negli anni, i monaci che presiedono alla sua esecuzione sono diventati degli specialisti nei canti dei sutra, nelle danze buddiste e nella produzione dei necessari ornamenti. Uno dei monaci del tempio Pongwŏnsa è stato designato tesoro nazionale vivente: si è specializzato nella pittura del grande dipinto che viene appeso nel corso della cerimonia del Yŏngsanjae. apprendere tutti i particolari del rito non è facile. Ci vogliono più di dieci anni solo per imparare come preparare e disporre le offerte di cibo.
L'inizio della cerimonia viene segnalato da cinque colpi battuti su una campana alle nove del mattino. Il primo passo è una processione che passa attraverso il portale principale del tempio e torna portando le immagini del Budda e dei Bodhisattva per la cerimonia. La banda musicale che suona le cennamelle, le persone che portano le bandiere e i monaci che eseguono la danza delle farfalle passano tutti attraverso il portale del tempio e ritornano.
Nel frattempo vengono cantati inni in onore del Budda e vengono eseguite la danza delle farfalle e la danza dei cembali al suono degli strumenti musicali. Questa è una cerimonia di benvenuto, per richiamare la presenza del Budda Sakyamuni con offerte di tè, danze, cibo e spargendo petali di fiori.

aaa3-5


L'immagine del Budda che deve essere posta dietro l'altare ha varie centinaia d'anni ed è così grande che ci vogliono parecchie persone per trasportarla. Lo spostamento di questo dipinto fuori dal tempio è uno dei compiti importanti del rituale. Di tutte le nazioni buddiste, la Corea è l'unica che usa appendere una tale immagine buddista all'esterno per le grandi cerimonie. Il dipinto rappresenta sei Budda, fra cui Sakyamuni, Amithaba, Prabhutaratna e Avalokitesvara.
Di fronte all'altare, decorato di bandiere di seta con i cinque colori, sventolanti al vento, i monaci eseguono la danza delle farfalle, quella dei cembali e quella dei tamburi, che hanno 24 movimenti diversi. Anche se eseguita da uomini, la danza delle farfalle è molto bella. I danzatori indossano un vestito con cinque colori al di sopra dei loro abiti buddisti, un grosso cappuccio a punta sulla testa e tengono dei grandi fiori in entrambe le mani.

aaa4-5


Nella danza dei tamburi, che viene eseguita tenendo dei tamburi in mano, e in quella dei cembali, nella quale vengono tenuti dei cembali con entrambe le mani, il movimento risulta potente e nello stesso tempo riverente: sono entrambe esecuzioni di grande effetto.
Nel corso delle varie cerimonie vengono cantati centinaia di inni in onore del Budda. La maggior parte di questi, però, sono scritti in caratteri cinesi o sono in linguaggio tantrico, per cui anche per un coreano sono molto difficili da capire quando li si ascolta. Due dei monaci li hanno tradotti in coreano moderno e pubblicati nel 1997.

aaa5-4


Tutte le liriche sono poetiche e filosofiche nell'espressione e sono state scritte da monaci molto devoti e di alto rango. Nel contenuto i canti sono un invito rivolto a tutti i Budda, per servirli e per accompagnarli poi di nuovo quando se ne vanno.
Seguendo questo rituale eseguito da monaci che sono stati istruiti nelle varie cerimonie per decine d'anni, ascoltando i canti cantati con voci chiare, udendo i suoni cristallini e potenti degli strumenti musicali e osservando le danze brillanti e le bandiere di seta colorata che sventolano, si cade in una specie di trance e si viene come trasportati in un altro mondo.

aaa7-4


Il coronamento del rito è la cerimonia nella quale le offerte di cibo vengono consumate dai monaci. Di fronte a ognuno di essi viene posto un set di posate di legno composte da un cucchiaio e dai bastoncini, avvolti in un tovagliolo bianco. Tutto attorno si sente il suono delle campanelle, dei sonagli di legno a forma di pesce e dei tamburi, mentre altri monaci danzano. Tutti i monaci si alzano in piedi, cantano i sutra e meditano sul significato del condividere le offerte con gli altri. Poi, mentre consumano il riso e le altre cibarie da una grande ciotola, non dicono più una parola.
Verso la fine per tutto il tempio si sente il canto di un inno buddista noto a tutti. Al crepuscolo, il rito ha termine quando tutti i begli oggetti che sono stati usati durante il giorno come decorazione vengono bruciati. Ciò è in linea con la filosofia buddista che tutte le cose alla fine diventano nulla.

aaa8-3


aaa9-2



Info qui: Corea.it
 
Web Contacts  Top
Kimu
view post Posted on 23/12/2011, 22:41




Amaterasu
La Dea Del Sole



amaterasu03



Amaterasu-ō-mi-kami (天照大御神? letteralmente "Grande dea che splende nei cieli"), generalmente abbreviato in Amaterasu, è la dea del Sole (divinità da cui discendono tutte le cose) nella religione shintoista. È considerata la mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese.
Amaterasu è comunemente indicata come di sesso femminile, nonostante il Kojiki, il più antico documento scritto della storia nipponica, dia pochi indizi riguardo al suo sesso: il linguaggio giapponese antico non usava pronomi specifici per i generi. Alcuni altri libri come lo Hotsuma Tsutae, descrivono la divinità come maschile.

Leggende sulla nascita

Esistono tre differenti leggende sulla sua nascita:

Secondo quanto narrato nel Kojiki ("Memorie degli eventi antichi") ed in un testo alternativo del Nihonshoki ("Annali del Giappone"), Amaterasu, la prima dei tre figli nobili di Izanagi, nacque dal suo occhio sinistro mentre questi stava purificando sé stesso in un fiume dopo la sua visita al mondo sotterraneo (Yomi-Tsu-Kumi). Izanagi le affidò il governo delle Alte Pianure Celestiali (Takamagahara) ed il gioiello Mikuratana no Kami.
Il testo principale del Nihonshoki racconta invece che Izanagi e Izanami crearono tutti i kami della terra, quindi per dare loro un "Signore di tutti" crearono insieme Taiyo no Kami ("Kami del Sole"), a cui affidarono il compito di governare sugli affari dei cieli.
In una terza versione (contenuta sempre nel Nihonshoki) Amaterasu viene creata da uno specchio di rame bianco tenuto in mano da Izanagi.

amaterasu02



Scomparsa del Sole

Il Kojiki riporta un antico racconto che è chiaramente un esempio dell'occorrenza del tema della scomparsa del Sole. In seguito ad una discussione con il suo indisciplinato fratello, il dio della tempesta Susanoo, questi distrusse gli argini delle risaie piantate da Amaterasu e ne ostruì i fossati. Amaterasu ne fu così imbarazzata da ritirarsi nella caverna Ama-no-Iwato, precipitando il mondo nell'oscurità.
Le altre divinità la pregarono di uscire fuori, ma senza successo. Quindi la dea Ama-no-Uzume ebbe un'idea: appese uno specchio ad un albero vicino ed organizzò una festa, esibendosi in una danza erotica di fronte alla caverna. Fece ridere talmente tanto gli altri dei da incuriosire Amaterasu e spingerla a sbirciare fuori. Vedere il proprio riflesso nello specchio la stupì talmente che gli altri dei riuscirono a tirarla fuori dalla caverna e a convincerla a ritornare in cielo.

amaterasu04



Famiglia imperiale

Ad Amaterasu viene anche attribuita l'invenzione della coltivazione del riso e del frumento, l'uso del baco da seta e la tessitura con il telaio. Il suo santuario più importante, il Grande Santuario di Ise è situato ad Ise, sull'isola di Honshu. Il santuario viene abbattuto e ricostruito ogni venti anni. In questo santuario viene rappresentata da uno specchio.
Ogni 17 luglio viene celebrata con processioni nelle strade in tutto il paese. Il solstizio d'inverno 21 dicembre, si celebra la sua uscita dalla caverna.
Fino alla fine della seconda guerra mondiale la famiglia reale giapponese ha proclamato di discendere da Amaterasu, e l'imperatore veniva considerato un essere divino.

amaterasu05



Epoca odierna

Ad Amaterasu viene anche attribuita l'invenzione della coltivazione del riso e del frumento, l'uso del baco da seta e la tessitura con il telaio. Il suo santuario più importante, il Grande Santuario di Ise è situato ad Ise, sull'isola di Honshu. Il santuario viene abbattuto e ricostruito ogni venti anni. In questo santuario viene rappresentata da uno specchio.
Ogni 17 luglio viene celebrata con processioni nelle strade in tutto il paese. Il solstizio d'inverno 21 dicembre, si celebra la sua uscita dalla caverna.
Fino alla fine della seconda guerra mondiale la famiglia reale giapponese ha proclamato di discendere da Amaterasu, e l'imperatore veniva considerato un essere divino.

amaterasu01



Amaterasu nella cultura moderna

Amaterasu è la protagonista del videogioco Ōkami, in cui appare sotto forma di lupo.

Amaterasu è il nome del protagonista semidivino del manga The Five Star Stories.

Amaterasu compare anche come Goa'uld nella serie televisiva Stargate SG1.

Amaterasu è, nel manga e anime Naruto di Masashi Kishimoto, una tecnica posseduta e usata da Itachi Uchiha e Sasuke Uchiha in più occasioni. Questa tecnica consiste nell'evocazione di una fiamma nera che brucia qualunque cosa sia vista dall'autore della tecnica, senza spegnersi mai. Addirittura riesce a bruciare un'altra fiamma, come è dimostrato nel numero 43 del manga, quando Itachi usa Amaterasu contro suo fratello Sasuke e brucia le fiamme da lui evocate.

Amaterasu è il nome del Persona di Yukiko Amagi, una delle protagoniste del videogioco Shin Megami Tensei: Persona 4, dopo che si raggiunge il massimo grado di Social Link (10) con lei.

Amaterasu è la dea che fa da protagonista nel numero speciale del fumetto Martin Mystère, dove rappresenta l'imperatrice del Regno di Mu in lotta con il Regno di Atlantide.



Info: Wikipedia




 
Top
Kimu
view post Posted on 24/12/2011, 14:31




Meoto Iwa


Le Rocce Marito e Moglie



meoto_iwa



Meoto Iwa (夫婦岩), o Rocce Marito e Moglie, sono due scogli situati sulla costa di Futami, prefettura di Mie (a sud di Tokyo).
Per la religione shintoista sono sacre e rappresentano l'unione delle due divinità creatrici del Giappone, Izanagi e Izanami, e, di riflesso, tutte le unioni tra uomo e donna.

Gli scogli sono uniti da una shimenawa, una corda sacra (che di solito viene usata intorno agli alberi) costituita di canapa e del peso di oltre una tonnellata. La shimenawa viene sostituita una volta l'anno, il 5 gennaio, durante una cerimonia solenne.

250px-Meotoiwa



La roccia più grande, il "Marito", ha inoltre sulla sommità un piccolo arco torii.
Il periodo migliore per ammirare i Meoto Iwa è l'estate, durante l'alba infatti si può osservare il Sole sorgere tra i due scogli. Nelle giornate chiare si può anche scorgere il Fujiyama all'orizzonte.
I Meoto Iwa sono spesso rappresentati nelle immagini votive dell'arte popolare.
Queste due rocce che, unite da una corda di riso rappresentano marito e moglie, sono chiamate Meoto(=coniugi) Iwa(=roccia) 夫婦岩. In Giappone ci sono tanti casi in cui due rocce vengono chimate Meoto iwa, ma quelle di Futami ga ura 二見浦 ad Ise 伊勢 sono le più famose, perchè rappresentano un Torii, cioè la porta d'ingresso ad un posto sacro. In questo caso di sacro c'è la roccia chiamata Okitamashinseki 興玉神石 che si trova in fondo al mare e dove, secondo la leggenda si trovava la dea Sarutahiko. Questo è uno dei posti più visitati del Giappone.



Info: Wikipedia

Fukushima Blog
 
Top
Kimu
view post Posted on 24/12/2011, 17:10




Akai Ito
Il Filo Rosso Del Destino



Pulling_Your_Heart_Strings



La stringa rosso del destino, noto anche come il filo rosso del destino, e altre varianti, è una credenza orientale proveniente da una leggenda cinese e viene utilizzato anche nella leggenda giapponese. Secondo questo mito, gli dei legavano con un filo rosso le caviglie degli uomini e delle donne destinati a esere anime gemelle per poi sposarsi. Spesso, nella cultura giapponese, si pensa che siano collegati con un filo rosso invisibile al mignolo. Secondo la leggenda cinese, la divinità a capo del "filo rosso" si crede di essere Yue Xia Lǎo (月 下 老, spesso abbreviato in "Yuèlǎo" [月老]), il vecchio sensale dio lunare che è anche responsabile del matrimoni.
Le due persone legate dal filo rosso sono destinate a stare insieme indipendentemente dal tempo, dal luogo ao dalle circostanze. Questo filo magico, sempre nella credenza popolare, può aggrovigliarsi, allungarsi ma mai rompersi perchè il legame è indissolubile.
Nella storia, era noto come visibile in alcuni quadri, che le donne tagliassero il dito mignolo al fine di poter rimanere fedeli ai propri mariti, o era usanza, tagliare nel sonno i mignoli dei propri innamorati per impedirne il tradimento.
In altre versioni invece, era usanza tagliarsi il dito mignolo per liberarsi da "ogni legame".

destinogz7



Ma da cosa nasce questa leggenda? Ecco la storia della sua origine.

Il dio del Matrimonio e il Filo Rosso del Destino

(Nota: la storia cinese è divisa in dinastie, cioè per il tempo che i discendenti di una determinata famiglia ha regnato sul paese. La prima è stata la Qin, che ha regnato dal 221 a.C. al 207 a.C. L’ultima è stata la Qing, che ha regnato dal 1644 d.C. al 1912, anno della Rivoluzione Cinese e della proclamazione della Repubblica. La dinastia Tang, citata in questa storia, ha regnato dal 618 d.C. al 907.)

Durante la Dinastia Tang c’era un tale di nome Wei i cui genitori morirono quand’era ancora molto giovane. Una volta diventato grande desiderava ardentemente sposarsi e avere una famiglia, ma purtroppo, per quanto la cercasse, non riusciva a trovare una moglie.

Mentre era in viaggio, giunse un giorno in una città di nome Song, dove trovò alloggio in una locanda. Lì incontrò uno sconosciuto al quale, chiacchierando, espose le proprie difficoltà. L’altro gli disse che la figlia del governatore della città sarebbe stata un buon partito per lui, e si offerse di parlare con il padre della ragazza. Dopodiché i due decisero di rincontrarsi il mattino dopo di buon’ora davanti al tempio vicino alla locanda.
In preda all’ansia, Wei giunse al tempio prima dell’alba, quando la luna era ancora alta in cielo. Sui gradini del tempio, appoggiato con la schiena a un sacco, sedeva un vecchio, intento a leggere un libro alla luce della luna.
Avvicinandosi e data un’occhiata alle pagine da sopra la spalla del vecchio, Wei si accorse di non poterne leggere neppure una parola.
Allora, incuriosito, gli chiese: “Signore, che libro è quello che stai guardando? Fin da bambino ho studiato parecchie lingue e conosco molte scritture, ma mai in vita mia ho visto un libro simile.”
Il vecchio rispose sorridendo: “E’ un libro proveniente dall’Aldilà”.
“Ma se tu vieni da un altro mondo, che ci fai qua?” chiese Wei.
Prima di rispondere il vecchio si guardò attorno, quindi disse: “Ti sei levato molto presto. Di solito non c’è in giro nessuno, tranne quelli come me. Noi dell’Aldilà, incaricati di occuparci delle faccende umane, dobbiamo andare qua e là tra gli uomini, e spesso lo facciamo nella luce crepuscolare dell’alba”
“E di che ti occupi?”
“Dei matrimoni” replicò l’altro.
Allora Wei gli aprì il suo cuore: “Sono solo al mondo fino dall’infanzia, e da molto tempo avrei voluto sposarmi e avere una famiglia. Per dieci anni ho cercato invano una sposa. Adesso spero di sposare la fanciulla del maresciallo. Dimmi, si realizzerà la mia speranza?”
Il vecchio guardò il libro e rispose: “No. Non è la persona a te destinata. In questo momento quella che sarà tua moglie ha solo tre anni, e la sposerai quando ne avrà diciassette.”
Deluso dall’idea di dover aspettare tanto, Wei notò il sacco cui il vecchio si appoggiava e gli chiese cosa contenesse.
“Filo rosso per legare i piedi di mariti e mogli. Non lo si può vedere, ma una volta che sono legati non li si puo’ più separare. Sono già legati quando nascono, e non conta la distanza che li separa, né l’accordo delle famiglie, né la posizione sociale: prima o poi si uniranno come marito e moglie. Impossibile tagliare il filo. Sicchè, visto che sei già legato alla tua futura moglie, non c’è niente da fare” rispose il vecchio.
E alla nuova domanda di Wei il vecchio replicò che la futura sposa non viveva lontana da lì, e che era la figlia della vecchia Chen, che aveva un banco sul mercato.
“Posso vederla?”
“Se davvero lo desideri, te la mostrerò, ma ricordati che il tuo futuro non cambierà.”
Ormai l’alba era spuntata e, visto che l’uomo che attendeva non si vedeva, Wei tutto eccitato seguì il vecchio al mercato.
Dietro la bancarella di frutta e verdura stava una povera vecchia cieca da un occhio, con una bambinetta al collo di circa tre anni, tutte e due vestivano di stracci.
“Ecco tua moglie” fece il vecchio indicando la piccina, e Wei replicò in preda alla delusione: “E se io la uccidessi?”
“E’ destinata a portare ricchezze, onori e rispetto alla tua famiglia. Qualsiasi cosa tu faccia, non puoi cambiare il destino” e così dicendo il vecchio scomparve.
Profondamente deluso e incollerito con il messaggero dell’oltretomba, Wei lasciò il mercato con intenzioni omicide. Trovato un coltello e resolo affilato come un rasoio, lo diede al suo servo dicendogli: “Hai sempre eseguito i miei ordini. Adesso va’ a uccidere quella bambina, e io ti compenserò con cento pezzi di rame.”
Il giorno dopo il servo, nascosto il coltello nella manica, andò al mercato e, celato tra la folla, si fece strada fino alla vecchia e alla bambina. Di colpo cavò il coltello, colpì la piccola, si voltò e scappò via, confondendosi con la folla strillante in preda al panico.
“Ci sei riuscito?” gli chiese Wei quando il servo si presentò.
“Ho cercato di colpirla al cuore, ma invece l’ho colpita tra gli occhi”
Il ragazzo ricevette il compenso pattuito e Wei, sollevato all’idea di essere libero di sposare chi volesse, continuò la sua solita vita, e col tempo si scordò dell’intera faccenda.

Tuttavia i suoi tentativi di trovare moglie furono vani, e così trascorsero quattordici anni. A quell’epoca lavorava in una località chiamata Shiangzhou, e le cose gli andavano molto bene, tanto che il suo superiore, il governatore locale, gli offrì in moglie la propria figlia. Così finalmente Wei ebbe una moglie bella e di ottima nascita, una diciassettenne che amava moltissimo.
Non appena la vide Wei notò che la ragazza portava sulla fronte una pezzuola che non si toglieva mai, neppure per lavarsi e dormire. Non le chiede nulla, ma la cosa non cessava di incuriosirlo. Poi, parecchi anni dopo, si ricordò all’improvviso del servo e della bambina al mercato, e decise di chiedere alla moglie la ragione della pezzuola.
Piangendo lei gli rispose: “Non sono la figlia del governatore di Shiangzhou, bensì sua nipote. Un tempo mio padre era il governatore di una città di nome Song, e la morì. Ero ancora piccola quando morirono anche mia madre e mio fratello. Allora la mia governante, la signora Chen, ebbe pietà di me e mi prese con sé. Avevo tre anni quando mi porto con sé al mercato, dove un pazzo mi accoltellò. La cicatrice non è scomparsa, e per questo la copro con una pezzuola. Circa sette od otto anni fa, mio zio ritornò dal Sud e mi prese con sé, per poi maritarmi come se fossi stata sua figlia.”
“La signora Chen era per caso cieca da un occhio?” chiese Wei.
E la moglie stupita: “Sì, ma come lo sai?”
“Sono stato io a cercare di ucciderti” spiegò Wei profondamente commosso “Com’è strano il destino!”
Dopodiché raccontò l’intera storia alla moglie, e adesso che entrambi sapevano tutta la verità, si amarono più di prima.
Più tardi nacque loro un figlio che divenne un alto funzionario, e godettero di una vecchiaia felice e onorata.
Tratto dal libro "Dei, Draghi e Eroi della Mitologia Cinese" di Tao Tao Liu Sanders - Arnoldo Mondatori Editore


5banimepaper5dwallpaperpc3-1



Questa è un'animazione amatoriale "Akai ito" (filo rosso).





Info: Il Bazar Di Mary

Marche Cospaly

 
Top
view post Posted on 24/12/2011, 17:37
Avatar

Millennium Member

Group:
Member
Posts:
13,872
Location:
𝒞𝑜𝐻𝑜𝓇𝓉 💗

Status:


La musica di Gaya e la nascita del «gayageum»

aaa6-1


La musica dell’antico regno di Gaya
Circa 1500 anni fa, il re Gasil (Kasil 가실 嘉實) di Gaya (Kaya 가야 伽倻) pensò: “Cercherò di introdurre una nuova cultura musicale che porti in vita le differenze nei dialetti e nei suoni vocali delle varie regioni”. Come risultò in seguito, il re Gasil, venuto a conoscenza dello strumento cinese guzheng (古箏) ), creò sul suo modello un nuovo strumento musicale a corde simile a quello cinese nella struttura. La nuova creazione del re Gasil fu quindi adottata come strumento musicale ufficiale di Gaya: si tratta del gayageum (kayagŭm 가야금 伽倻琴).

Le dodici melodie di Gaya
Il gayageum originale creato dal re Gasil non è giunto fino a noi. Quello più antico ancora esistente tutt’oggi risale al nono secolo d.C. ed è stato conservato in condizioni quasi perfette per quanto riguarda la sua struttura e l’aspetto esteriore. Tre gayageum del nono secolo, conservati nel Shōsōin (正倉院), un deposito di antichi tesori che si trova nel tempio Todaiji a Nara (Giappone), furono prodotti da 200 a 300 anni dopo il regno di Gasil, ma rappresentano un legame storico vitale fra il gayageum dell’antica Gaya e la versione moderna dello strumento usato oggi.

aaa5-1


Questi gayageum hanno dodici corde di seta tese su ponticelli disposti sul corpo cavo risonante che misura da 150 a 160 centimetri in lunghezza e 30 centimetri in larghezza e sono molto simili allo strumento odierno chiamato pungnyu gayageum (풍류가야금 風流伽倻琴). Le decorazioni in fogli d’oro, squisitamente delicate, sul corpo e sui ponticelli dello strumento sono di una qualità tale che perfino gli artigiani di oggi avrebbero difficoltà a riprodurle.

Dopo essere riuscito a ottenere dei suoni melodiosi dalla ricca risonanza del legno di paulonia e dalle vibrazioni prodotte dalle 12 corde di seta, il re Gasil chiese l’assistenza del musicista U Reuk (우륵 于勒). U Reuk compose dodici pezzi originali i cui nomi ci sono stati tramandati: “Sanggarado” (상가라도 上加羅都), “Hagarado” (하가라도 下加羅都), “Bogi” (보기 寶伎), “Dalgi” (달기 達己), “Samul” (사물 思勿), “Mulhye” (물혜 勿慧), “Sanggimul” (상기물 上奇勿), “Hagimul” (하기물 下奇勿), “Sajagi” (사자기 獅子伎), “Geoyeol” (거열 居烈), “Sapalhye” (사팔혜 沙八兮) e “Isa” (이사 爾赦). I brani erano strutturati in modo tale che l’esecuzione del gayageum poteva essere accompagnata dal canto e dalla danza.

aaa4-1


Questi dodici lavori, che purtroppo esistono solo più come annotazioni scritte dei loro titoli, senza spartiti musicali o registrazioni, dimostrano l’innovativa creatività del re Gasil e del musicista U Reuk che diedero vita a una cultura musicale unica che persiste ancora oggi, a 1500 anni di distanza. È un peccato che a quei tempi non vi fosse modo di effettuare delle registrazioni audio di questi brani musicali: i loro nomi sembrano alludere a motivi popolari interessanti in quanto ricordano quelli di luoghi o di rappresentazioni del folklore locale, come la danza del leone o l’arte dei giochi di destrezza. Dopo che Gaya fu sottomessa da Silla (57 a.C. - 935 d.C.), la gioventù di Silla nell’udire questi brani ne criticò il loro carattere “troppo popolare” e li rese più raffinati trasformandoli in uno stile “più distinto”.

aaa3-2


La musica di Gaya e quella di Silla
I resoconti storici, che ci raccontano di come un re creasse un nuovo strumento musicale e come un suo suddito musicista componesse per il nuovo strumento dei brani musicali che erano accompagnati dal canto e dalle danze, sembrano farci capire che quel periodo fosse un’età dell’oro pacifica e romantica. Niente di più sbagliato: a quel tempo Gaya era assediata da Silla e vacillava sull’orlo del collasso. Il re Gasil, che cercava di creare nuovi strumenti e coltivare una nuova cultura musicale, ignorava la necessità di rafforzare la difesa militare della nazione e così facendo non poteva che accelerare la fine di Gaya. Con la disfatta imminente, il musicista U Reuk e uno dei suoi studenti partirono con il loro gayageum per cercare rifugio a Silla, aprendo così un nuovo capitolo nella storia del nuovo strumento.
U Reuk attraversò il confine passando nel territorio di Silla, dove incontrò il re Jinheung (r. 540-576) venuto in quel momento a ispezionare la zona del confine. Quando U Reuk suonò il gayageum, il re Jinheung fu così affascinato da quel suono che ordinò a tre giovani musicisti di studiare gayageum sotto la guida di U Reuk, così che quest’arte potesse essere adottata come musica di Silla. L’iniziativa del re Jinheung fu contrastata dai suoi ufficiali di corte che disapprovavano l’accettazione formale della musica di una nazione conquistata, ma Jinheung si liberò di questi oppositori dicendo che la caduta di Gaya non sminuiva per nulla lo splendore della sua musica. Adottò così il gayageum e le relative musiche come musica ufficiale della nazione.

aaa2-2


La modernizzazione del gayageum
Oggi esistono due tipi di gayageum, quello tradizionale e quello modernizzato. Il gayageum tradizionale comprende il pungnyu gayageum (già citato) costruito in accordo con la versione originale di Gaya, e il sanjo gayageum (산조가야금 散調伽倻琴). che emerse verso la fine del diciannovesimo secolo in seguito alla popolarità allora goduta dalla musica strumentale sanjo (산조 散調) per solista.
Il pungnyu gayageum è usato principalmente per la musica di corte che in passato veniva eseguita per la classe superiore, mentre il sanjo gayageum è di norma associato alla musica popolare, come le canzoni folcloristiche e il sanjo. La musica di corte presenta lunghe pause fra le note e generalmente viene eseguita con un tempo lento, mentre la musica popolare è più animata e diversificata, caratterizzata da estreme variazioni nel tono che richiedono notevoli capacità tecniche per effettuare le rapide transizioni. È probabile che il sanjo gayageum sia stato creato in risposta alla crescente popolarità che riscuoteva la musica popolare di quell’epoca.
A partire dagli anni 1960, assieme all’arrivo di un nuovo ambiente musicale, il gayageum è entrato ancora in un’altra era. La tradizione millenaria del gayageum a 12 corde è stata in parte interrotta perché i musicisti, sia del Nord che del Sud Corea, si sono sempre più allontanati dai metodi e dalle tonalità di esecuzione del passato per perseguire direzioni totalmente diverse. Per esempio, le nuove versioni di gayageum possono oggi avere da 15 a 25 corde.

aaa1-2


Di conseguenza, nonostante la caduta di Gaya, il gayageum continuò a vivere durante tutto il periodo di Silla e oggi è diventato lo strumento a corda rappresentativo della musica tradizionale di corte e della musica popolare della Corea. Il gayageum, che dà vita a un genere musicale veramente unico, è uno strumento con caratteristiche strutturali, tecniche di esecuzione e qualità tonali che si distinguono nettamente dagli strumenti a corda della Cina, del Giappone e del Vietnam.
Quando i musicisti suonano un gayageum tradizionale, che è intonato sulla tradizionale scala pentatonale coreana, premono e pizzicano le corde, creando melodie che riflettono le proprie sensibilità individuali. La creazione di armonie più raffinate, invece di singole note melodiche, è considerato più importante quando si suona il gayageum moderno che è accordato sulla scala di tipo occidentale. In effetti, il gayageum è soggetto a continui cambiamenti, con corde oggi costituite da fibre sintetiche al posto della seta, un tempo essenziale per produrre la ricchezza di tono tipica di questo strumento. Ne sono state create anche versioni elettroniche.

Info qui: Corea.it
 
Web Contacts  Top
Kimu
view post Posted on 24/12/2011, 17:37




Tsuki no Usagi


Il Coniglio Lunare



jpg



Il coniglio lunare, in cinese yuètù (cinese semplificato: 月兔; cinese tradizionale: 月兔; pinyin: yuètù), in giapponese tsuki no usagi (月の兎?) è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell'Estremo Oriente, ed in particolare di Cina e Giappone. Si tratta per l'appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna. Deve la sua origine ad una pareidolia comune in Asia (ma non in Occidente) per la quale è possibile vedere, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna piena, la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina.
È una figura leggendaria molto presente nell'immaginario mitologico sino-nipponico, sebbene con alcune varianti: in Cina viene solitamente considerato un compagno della divinità lunare Chang'e, per la quale è incaricato di produrre l'elisir di lunga vita pestandone i componenti nel suo mortaio; nel folklore del Giappone si limita invece a pestare del comune mochi nel tradizionale pestello giapponese, l'usu (kanji: 臼). In entrambi i casi, il suo mito si ricollega ad una antica fiaba buddhista, la Śaśajâtaka.
In Cina viene anche chiamato coniglio di giada (cinese semplificato: 玉兔; pinyin: yùtù) o coniglio d'oro (cinese semplificato: 金兔), e la sua figura viene celebrata nella festività dedicata alla Luna e alla dea Chang'e, appunto la Festa della Luna (o Festa di metà autunno; cinese semplificato: 中秋节; cinese tradizionale: 中秋節; pinyin: zhōngqiūjié).

Moon_Rabbit_by_DreamsOfALostSpirit



Storia

La più antica testimonianza del mito del coniglio lunare risale al Periodo dei regni combattenti, nell'antica Cina, ed è presente nel Chu Ci (cinese semplificato: 楚辞; cinese tradizionale: 楚辭; pinyin: chǔ cí), una raccolta di poesie cinesi composta durante la Dinastia Han. In essa, viene menzionata la credenza per la quale sulla Luna, insieme ad un rospo, si troverebbe un coniglio occupato a sminuzzare nel suo pestello le erbe per l'immortalità. Una successiva menzione è riscontrabile nel Taiping yulan (cinese tradizionale: 太平御覽; pinyin: Tàipíng Yùlǎn, letteralmente "Letture imperiali dell'epoca Taiping") della Dinastia Song.

Leggenda

Nella mitologia, la ragione per cui un coniglio dovrebbe trovarsi sulla Luna è descritta nel Śaśajâtaka, una antica storia (in realtà una vera e propria favola, per gli standard occidentali) buddista, con intenti moralistici. In essa si narra di quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio che, nel giorno sacro buddista di Uposatha (dedicato alla carità e alla meditazione) decisero di cimentarsi in opere di bene. Avendo incontrato un anziano viandante, sfinito dalla fame, i quattro si diedero da fare per procacciargli del cibo; la scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi per cogliere della frutta; la lontra pescò del pesce e lo sciacallo, sbagliando, giunse a rubare cibo da una casa incustodita. Il coniglio invece, privo di particolari abilità, non riuscì a procurare altro che dell'erba. Triste ma determinato ad offrire comunque qualcosa al vecchio, il piccolo animale si gettò allora nel fuoco, donando le sue stesse carni al povero mendicante. Questi, tuttavia, si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dall'eroica virtù del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, perché fosse ricordata da tutti.
La leggenda, il cui intento è celebrare le qualità buddiste del sacrificio e della carità portata avanti ad ogni costo, è ben nota in Cina e in Giappone, ed è conosciuta anche in versioni diverse: una di esse, popolare in Cina, vuole che sia stata la divinità Chang'e a salvare la coraggiosa bestiola dalle fiamme e a portarla con sé sulla Luna. In altre varianti cambia il numero e la specie dei compagni del coniglio, che vengono riferiti come una scimmia ed una volpe nella raccolta giapponese Konjaku Monogatarishū, scritta durante il Periodo Heian e che colleziona antiche storie indiane, cinesi o giapponesi, o una volpe e un orso in altre versioni.

250px-Rabbit_on_the_moon



Immaginario moderno e contemporaneo

Creatura folkloristica molto popolare in Giappone, dove il racconto della sua leggenda, così come la sua identificazione sulla superficie lunare, sono popolari fra i bambini, il coniglio della Luna è spesso citato in numerose opere di finzione provenienti dal Sol Levante.
Sono numerosissimi i riferimenti alla sua figura presenti nella vasta produzione nipponica di anime e manga. Fra di essi possono essere ricordate citazioni presenti in Dragon Ball, nel quale, in una delle prime storie, il protagonista Goku affronta un malvivente dall'aspetto di un coniglio antropomorfo, spedendolo infine sulla Luna; in Lamù, dove in alcuni degli ultimi episodi del manga è presente un curioso "coniglio spaziale", Inaba, il cui compito è forgiare le chiavi del destino; nelle mini-avventure di Ener nel manga One Piece, quando questi atterra sulla Luna, vi trova degli esseri simili a roditori che poi sottometterà al suo volere; ne I Cavalieri dello Zodiaco, durante la corsa lungo le 12 case dei Gold Saints viene narrata in breve la favola del coniglio lunare e viene paragonato a Shun (Andromeda) per via del suo profondo senso del sacrificio, inoltre nel sequel Saint Seiya - Next Dimension - Myth of Hades le guerriere della dea Artemide (chiamate Satelliti) portano sugli elmi delle orecchie da coniglio . La citazione forse più nota si trova però nel popolarissimo anime e manga Sailor Moon, nel quale il nome originale della protagonista è Usagi Tsukino, la cui pronuncia è identica al termine giapponese per "coniglio della Luna" (kanji: 月の兎), sebbene scritto in modo diverso (kanji: 月野うさぎ).
Riferimenti a questa leggenda vi sono anche nei videogiochi Dark Cloud e Dark Chronicle (tutti i conigli in entrambi i giochi vengono dalla Luna e uno dei livelli di Dark Cloud è ambientato su di essa). Inoltre, il sesto livello del gioco Gokujyō Parodius è ambientato sulla Luna, la quale ospita una fabbrica con martelloni che pestano il mochi, numerosi conigli e il boss finale è una sagoma di una ragazza in kimono con orecchie da coniglio che potrebbe essere una rappresentazione di Chang'e.
Al di fuori dell'animazione giapponese, il coniglio lunare viene menzionato anche in una scherzosa conversazione tra l'equipaggio dell'Apollo 11 e lo staff della base statunitense di Houston, poco prima dello storico allunaggio: in essa, un addetto NASA ricordava agli astronauti del modulo la leggenda di Chang'e e del coniglio che avrebbero dovuto vivere sulla Luna; al che Michael Collins rispose: "Okay, we'll keep a close eye for the bunny girl" ("Ok, terremo gli occhi aperti per la coniglietta")
Infine, il cantautore italiano Angelo Branduardi ha composto una canzone ispirata alla leggenda orientale, intitolata La lepre nella luna e contenuta nel suo album del 1977 La pulce d'acqua.

Info: Wikipedia
 
Top
Kimu
view post Posted on 24/12/2011, 17:57




Shamisen



Felice_Beato_Shamisen



Lo Shamisen (味三線) è uno strumento musicale giapponese a tre corde, della famiglia dei liuti, utilizzato per l'accompagnamento durante le rappresentazioni del teatro Kabuki e Bunraku.

Il progenitore dello shamisen era il sangen (o san xian in cinese) e proveniva dall'Asia centrale. Esso presentava una cassa rotondeggiante ricoperta di pelle di serpente ed aveva tre corde che venivano pizzicate dalle dita e veniva utilizzato nella musica per il teatro e come accompagnamento di ballate popolari.

Il sangen venne introdotto in Giappone dalla Cina probabilmente nel periodo Muromachi (tra il XV ed il XVI secolo d.C.). Sebbene non vi siano notizie definitive si ritiene che lo sangen arrivò prima presso le isole Ryukyu (nella attuale prefettura di Okinawa) nella fine del XIV secolo ed acquistò una certa popolarità allorché venne impiegato come accompagnamento dei brani vocali locali, popolari e di corte. Presso quest'area, lo strumento mantenne intatte le sue caratteristiche originarie ma venne chiamato sanshin.

Successiavamente si ritiene che esso arrivò presso il porto Sakai di Osaka tra il 1558 ed il 1569. Da lì lo strumento si diffuse nel resto del Giappone ove venne denominato jabisen (蛇皮線) che significa "strumento a corde in pelle di serpente". Si pensa che i primi ad impiegare lo sangen furono i biwa hoshi, ovveri musicisti ciechi che cantavano brani vocali accompagnati dal biwa, e che furono essi ad introdurre le successive modifiche allo strumento ed anche la consuetudine di suonarlo per mezzo di un plettro (bachi,撥). Le altre modifiche che vennero apportate allo strumento consistettero nell'aumento della grandezza della cassa di risonanza e nel cambiamento della forma di quest'ultima, che divenne quadrata, e nell'uso di pelle di gatto o di cane. Anche la forma del manico venne modificata.

La diffusione dello shamisen in Giappone fu tale da farlo diventare uno degli strumenti più rappresentativi ed importanti di tutta la musica tradizionale giapponese e venne utilizzato in molti generi musicali tra cui si ricordano: lo jiuta, il joruri ed il nagauta.

Col tempo allo strumento vennero affiancate differenti modifiche a seconda del genere musicale per cui esso veniva impiegato. Fu così che si sviluppò:

il futozao (cioè, a manico grosso) che viene usato nel gidayubushi e nel sekkyobushi,
il chuzao (a manico medio), usato nello juta, nel tokiwazubushi, nel tomimotobushi, nel kiyomotobushi e nel shinnaibushi,
lo hosozao (a manico sottile), usato nel nagauta, nel sokyoyu, nell'hauta, nel kouta e nel katobushi.

Successivamente si aggiunsero altre modifiche nel gruppo degli hosozao e dei chuzao.

Lo shamisen è uno strumento ad intonazione relativa, ovvero l'altezza delle note cambia a seconda delle preferenze ed esistono anche differenti modi di accordarlo. I tipi di accordatura più utilizzati sono:

honchoshi in cui tra le prime due corde vi è un intervallo di quarta giusta e tra la seconda e la terza corda un intervallo di quinta giusta,
niagari in cui vi è un quinta giusta tra le prime due corde ed una quarta tra la seconda e la terza,
sansagari in cui vi è una quarta giusta tra tutte e tre le corde.

r



Sebbene di per se lo shamisen sia un cordofono, in alcuni generi (come il nagauta) il bachi viene sbattuto su un rinforzo semicircolare della cassa armonica (chiamato bachigawa) e nel gidayubushi viene, invece, colpita la pelle della cassa funzionando, così, anche da strumento a percussione.

Altre Immagini


Info: Wikipedia
 
Top
Kimu
view post Posted on 24/12/2011, 19:30




Origami



jpg



Con il termine origàmi si intende l'arte di piegare la carta (折り紙, termine derivato dal giapponese, ori piegare e kami carta) e, sostantivato, l'oggetto che ne deriva. Esistono tradizioni della piegatura della carta anche in Cina (Zhe Zhi" 折纸), tra gli Arabi ed in occidente.
La tecnica moderna dell'origami usa pochi tipi di piegature combinate in un'infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati. In genere, questi modelli cominciano da un foglio quadrato, i cui lati possono essere di colore differente e continua senza fare tagli alla carta, ma l'origami tradizionale era molto meno rigido e faceva frequente uso di tagli, oltre a partire da basi non necessariamente quadrate. Alla base dei principi che regolano l'origami, vi sono senz'altro i principi shintoisti del ciclo vitale e dell'accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent'anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta. Alla morte del supporto, la forma viene ricreata e così rinasce, in un eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo.



Storia
Le origini

L'origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei si pronunciano entrambe kami: le prime forme di origami, dette go-hei, erano costituite da semplici strisce di carta piegate in forme geometriche e, unite ad un filo o ad una bacchetta di legno, utilizzate per delimitare gli spazi sacri.
A causa dell'estrema semplicità di queste prime forme di piegatura della carta, alcuni fanno invece risalire l'origine dell'origami all'epoca Muromachi (1392-1573), riconducendola alle cerimonie del dono augurale del noshi-awabi ai samurai: questo particolare mollusco, simbolo dell'immortalità, veniva offerto all'interno di un astuccio di carta, che con il passare del tempo divenne piegato in modo sempre più complesso fino ad acquistare dignità di dono in sé.

È uso giapponese donare un origami a forma di gru. Infatti la gru (per i giapponesi) è simbolo di purezza.

gru-origami



Il periodo Heian

Il periodo di affermazione degli origami nella religione shintoista e nella cultura giapponese è riconducibile al periodo Heian, durante il quale la corte imperiale raggiunse l'apice della propria raffinatezza. È in questo periodo che si afferma, durante quella che sarebbe poi diventata l'Hinamatsuri o festa delle bambine, la tradizione della bambola fluttuante (雛流し, Hina-nagashi): una bambola di carta veniva posta su una barca, anch'essa realizzata ad origami, e lasciata trasportare dalla corrente di un fiume fino al mare. Successivamente quest'usanza venne sostituita da quella, più complessa, di ricostruire ritualmente con l'origami la corte imperiale, con i suoi personaggi negli abiti rituali: per questo tale festa, detta festa delle bambine, viene anche indicata con il termine festa delle bambole (雛祭り, Hina-matsuri appunto). Le bambole rituali di carta (雛人形, hina-ningyō), oggi sostituite da vere e proprie bambole in stoffa e porcellana, venivano sistemate su piattaforme di stoffa rossa secondo un rigido ordine gerarchico che vedeva, dall'alto verso il basso:

sul primo gradino: l'imperatore (お内裏さま, O-Dairi-sama) e l'imperatrice (お雛さま, O-Hina-sama), laddove il termine dairi significa palazzo imperiale e hina significa fanciulla o principessa: le bambole della corte imperiale vengono tradizionalmente posizionate di fronte ad uno scrigno dorato, originariamente anch'esso realizzato ad origami;
sul secondo gradino: tre dame di corte (三人官女, San-nin kanjo) raffigurate nell'atto di reggere una teiera da saké;
sul terzo gradino: cinque musicisti maschi (五人囃し, Go-nin bayashi) di cui quattro reggono ciascuno un diverso strumento musicale, mentre il quinto, il cantante, ha tra le mani un ventaglio;
sul quarto gradino: due bambole di funzionari (大臣 Daijin), comunemente definiti la mano destra (右大臣 Udaijin) e la mano sinistra (左大臣 Sadaijin);
sul quinto gradino: varie miniature di oggetti quotidiani e rituali, come stoviglie e teiere, fiori, armi e abiti.
Analogamente, al periodo Heian viene ricondotto anche il coinvolgimento dell'origami nelle cerimonie per la festa Kodomo no hi (子供の日), dedicata ai bambini. Il nome originario della cerimonia, Tango no Sekku (端午の節句), la rende identificabile con una versione giapponese della festa cinese della barca in forma di drago (端午節, Duānwǔ Jié) e fa riferimento ad un chiaro rapporto con l'acqua. Durante la festa, era uso che i bambini fabbricassero bandiere di carta in forma di carpa da appendere fuori dalla porta di casa, usanza conservata ancora oggi. Queste strutture si inseriscono nella tradizione dei kusudama, o sfere medicinali, insieme di ramoscelli ed erbe mediche che veniva appeso fuori dalla porta di casa per tenere lontani gli spiriti maligni e le malattie: anche questa abitudine, con il tempo, si è trasformata in un'usanza che coinvolge l'origami. Oggi il kusudami è realizzato assemblando vari fiori di carta o, con una tecnica relativamente recente[quando?] e più complessa, da un unico grande foglio. Inoltre, le feste del Kodomo no hi e della Hinmatsuri nella sua forma originaria, sono strettamente legate alla festa di Obon, tradizionale festività primaverile durante la quale venivano affidate alle acque di un fiume tradizionali barchette di carta che, secondo l'usanza, avrebbero recato le anime dei morti tra i vivi per tre giorni di celebrazioni, prima di essere ricondotte al loro mondo.

Un'altra festa shintoista dedicata ai bambini e durante la quale vengono realizzate offerte ad origami è il Shichi-Go-San (七五三, letteralmente sette-cinque-tre, con riferimento alle età dei bambini festeggiati).

Anche la rana è una tradizionale forma origami di origine Heian, che trova significato nel doppio significato della parola kaeru, che significa sia "rana" che "ritorno a casa" e che indicava quindi l'animale come un buon augurio per coloro che stavano per intraprendere un lungo viaggio. L'epoca Heian (e il periodo Nara in particolare) vede infine l'importazione del buddhismo di numerose feste cinesi, tra cui il Tanabata, che vede la celebrazione attraverso decorazioni urbane originariamente realizzate ad origami e oggi ricavate dalla plastica, e lo Hanami (花見), durante il quale si realizzano lanterne e decorazioni di carta e fiori. Il loto in particolare è una forma origami legata al buddhismo e a queste feste.

300px-Kusudama4



Il periodo Edo

La fioritura dell'origami nel periodo Edo è generalmente esemplificata con la storia della figura della gru, oggi uno degli origami tradizionali giapponesi più noti e la cui tecnica venne perfezionata proprio attorno al XVIII secolo: al 1797 appartiene infatti uno dei più noti libri sull'origami, Piegatura delle mille gru di Sembazuru Orikata. La pratica fa riferimento al particolare valore della gru come simbolo di immortalità e alla leggenda secondo la quale chiunque pieghi mille gru vedrà i desideri del proprio cuore esauditi. Realizzare per sé o regalare i tradizionali "grappoli" di mille gru (折鶴 oridzuru) è quindi considerata una pratica simile agli ex voto della cultura cattolica: l'aneddoto più noto legato a questa tradizione è quello di Sadako Sasaki, una bambina esposta alle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima e sul proprio letto di morte a causa della leucemia. La bambina iniziò allora a piegare le mille gru, ma morì prima di riuscire a portare a compimento la propria opera: le venne eretta una statua nel Parco della Pace di Hiroshima, una ragazza in piedi con le mani aperte ed una gru che spicca il volo dalla punta delle sue dita, ogni anno questo monumento è adornato con migliaia di corone di mille gru.

La storia di Sadako è diventata soggetto di molti libri e film ed ha portato la gru da simbolo di immortalità a simbolo di pace. In una versione della storia, Sadako scrive un haiku che tradotto in italiano suona cosí:

Scriverò pace sulle tue ali

intorno al mondo volerai

perché i bambini non muoiano più così

In un'altra versione, un suo compagno di classe piega il numero restante di modelli in modo che lei possa essere sepolta con 1000 gru: è questa la versione riportata nel romanzo Il gran sole di Hiroshima, di Karl Bruckner.
L'origami conserva inoltre un ruolo preponderante in numerose altre festività giapponesi. Durante il capodanno, ad esempio, è usanza realizzare a origami e kirigami le cartoline augurali (年賀状, nengajō), le buste di denaro per i bambini (お年玉, otoshidama) e i supporti per il Kagami mochi (鏡餅): il giorno precedente, l'Ōmisoka (大晦日), viene celebrato sostituendo gli origami conservati in casa e i pannelli di carta alle pareti. Anche il primo lavoro realizzato durante il nuovo anno (仕事始め, shigoto-hajime) è spesso una figura tradizionale dell'origami. Durante la festa di San Valentino, durante la quale in Giappone sono le donne a eseguire il dono rituale di cioccolatini (義理チョコ, giri-choko), gli astucci per i dolci sono spesso realizzati ad origami in una forma che può riecheggiare il noshi: il corrispettivo maschile è il cosiddetto White Day.
L'opera del giapponese Akira Yoshizawa, un creatore prolifico di origami e scrittore di libri sull'argomento, ha ispirato un moderno rinascimento di questa pratica. L'origami moderno ha attirato un seguito mondiale, con modelli sempre più intricati e nuove tecniche come il wet-folding, la pratica di inumidire il foglio durante la piegatura in modo che il prodotto finito mantenga meglio la forma, o il soft-folding, in cui la carta viene piegata in modo più deciso o più morbido per creare effetti particolari. Una variazione dell'origami semplice è l'origami modulare, in cui molti modelli sono assemblati per formare un unico insieme decorativo.

origami



L'origami moderno e l'occidente

Come si è detto, la diffusione dell'origami in occidente si può ricondurre al libro di Sembazuru Orikata, affiancato dalla sezione sull'origami del testo enciclopedico Kan no mado (letteralmente, Finestra sulla stagione fredda): per il primo libro occidentale sull'origami, tuttavia, bisognerà attendere il 1928 con Fun with Paperfolding di Murray e Rigney, seguito dal Paper Magic di Robert Harbin (in gran parte basato, a sua volta, sugli studi Gershon Legman). Alla base di questi volumi vi è la prima teorizzazione occidentale riguardo all'origami, ad opera di Josef Albers, padre della teoria moderna dei colori e della corrente minimalista. All'interno del proprio progetto pedagogico, insegnò l'arte della piegatura degli origami tra il 1920 ed il 1930 adottando fogli circolari che venivano piegati in spirali e forme ricurve. Le sue opere hanno influenzato visivamente gli artisti di origami moderni come Kunihiko Kasahara, mentre le sue teorie si inseriscono nella pedagogia moderna attraverso l'opera di Friedrich Fröbel (1782 - 1852), che riconobbe il potenziale educativo degli origami e lo introdusse come strumento nel suo 'kindergarten system' nei primi anni dell'Ottocento.
The Art of Chinese Paper Folding di Maying Soong (1948) è stato invece il primo libro a individuare le differenze tra l'origami e l'arte cinese di piegare la carta, sostanzialmente riconducibile all'interesse dei giapponesi per gli animali e a quello cinese per oggetti inanimati come le barche e gli edifici. Tra le tecniche di base, la base busta viene individuata come originaria della Cina: tra le forme tradizionali che prendono forma da essa, il più noto è il cosiddetto cappello dello studente.
L'opera di Akira Yoshizawa ha imposto definitivamente il termine "origami" come sinonimo della piegatura della carta e in tutto il mondo solo alcuni ambienti conservatori cinesi utilizzano un altro termine, ovvero l'originario Zhe Zhi. Oggi, l'origami si è sviluppato come arte a sé ma ha contaminato anche altri ambiti, sia artistici che scientifici.

bird_cage



L'origami nel mondo

Oltre che in Cina, l'origami è parte integrante anche della cultura di altre parti del mondo:

in Vietnam pesci di origami vengono appesi agli alberi durante la festa del nuovo anno;
nelle Hawaii i tradizionali lei (ghirlande) vengono realizzate intrecciando fiori ad elementi di carta e frutti.

oribox



Pieghe, tecniche e basi

Il procedimento per la maggior parte degli origami si può suddividere in passi più semplici costituiti da un succedersi di pieghe. Le principali sono:

piega a valle, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi un avvallamento;
piega a monte, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi uno spigolo;
piega a fisarmonica o doppia piega semplice, costituita da una piega a valle ed una a monte successiva;
piega a libro, una piega a valle che coinvolge una parte di foglio già modellata da altre pieghe, che viene così mossa lungo una direttrice come, appunto, se si stesse sfogliando un libro;

Inoltre, numerose figure origami prendono le mosse da una forma di base, una figura piana semplice realizzata sempre nello stesso modo e da cui si sviluppa la variazione che porta alla figura completa. Le principali basi sono:

base aquilone, costituita dalla piegatura di due lati del foglio adiacenti allo stesso angolo di modo che combacino lungo la diagonale e poi da una piegatura lungo quella stessa diagonale;
base pesce, una complessa forma il cui risultato finale è un rombo, così chiamata perché da essa si sviluppa in poche mosse la forma della carpa;
base quadrata, una base che assume la forma indicata dal suo nome dopo due successive pieghe a valle di un quadrato lungo le diagonali;
base triangolare, una base che assume la forma indicata dal suo nome dopo due successive pieghe a valle di un quadrato lungo le mediane;
base gru, variante della base pesce da cui prende forma in poche mosse la tradizionale gru augurale;
base fiore, ibrido tra la base quadrata e la base gru da cui si realizza il crisantemo;
base busta, una base molto recente[non chiaro] ispirata ai passaggi per la realizzazione del crisantemo;
base girandola, un'elaborazione della base busta

300px-Papiroflexia_instrucciones_avion_flechasvg



Materiali

Per realizzare un origami l'unico materiale che serve è la carta. Per gli origami di livello semplice o intermedio può essere utilizzato quasi qualunque tipo di carta. Si riportano di seguito alcuni tipi di carta di ampio utilizzo presso gli appassionati di origami.

carta da fotocopie, bianca o colorata, indicata per i principianti per il prezzo contenuto;
carta da legatoria, decorata con disegni colorati e fantasie floreali, indicata per la realizzazione di scatole e di origami modulari;
carta metallizzata;
carta velina, sottile e resistente, indicata per i modelli complessi ma molto difficile da maneggiare;
carta sandwich, realizzata incollando uno o più strati di carta velina su sottili fogli di alluminio (come quelli usati in cucina), indicata per i modelli molto complessi;
carta washi fabbricata a mano, carta molto costosa di produzione giapponese, decorata con disegni che richiamano la stoffa dei kimono, indicata per la realizzazione di modelli semplici;
carta pelle di elefante (o finta pergamena).

L'origami nelle arti

In architettura

il terminal del Chūbu Centrair International Airport, in Giappone, nelle intenzioni progettuali avrebbe dovuto essere modellato sulla forma di una gru d'origami;
il tetto del Putrajaya Convention Centre è realizzato come una spigolosa piramide di origami plissettato;
il padiglione che contiene la giostra Journey Into Imagination a Disney World è modellato come una piramide di carta e al suo interno parte della giostra è costituita da un carosello di animali origami.

origami2



In letteratura

L'arte di piegare la carta, come si è detto, ha un grande ruolo nel libro Il gran sole di Hiroshima. Secondo l'autore, l'origami avrebbe inoltre una propria voce nella Guida galattica per gli autostoppisti, guida fittizia creata da Douglas Adams e al centro di una serie di libri di fantascienza omonima. Nell'universo di Harry Potter, alcuni oggetti magici assomigliano molto all'origami, come la strillettera: nel film Harry Potter e l'Ordine della Fenice, una ragazza del quinto anno realizza una farfalla ad origami e la fa volare in classe, mentre nel precedente Harry Potter e il prigioniero di Azkaban il personaggio di Draco Malfoy usa una tradizionale gru di carta per mandare un messaggio ad Harry Potter durante la lezione.

jpg



Al cinema

Nel film Blade Runner, un ruolo centrale hanno gli unicorni di carta realizzati da Gaff, che (secondo alcune interpretazioni) nelle intenzioni del regista avrebbero dovuto indicare un finale in cui anche Deckard è un androide. Sono dediti all'origami anche Hannibal Lecter nel film Il silenzio degli innocenti, Cameron Poe in Con Air. Nella serie tv Prison Break, il protagonista Michael Scofield si serve di una gru origami per evadere dalla prigione di Fox River.

jpg



Nella cultura popolare

L'origami è spesso al centro di programmi televisivi per bambini, in cui viene loro insegnato passo per passo come realizzare forme, spesso animali, piegando la carta. Pioniere in questo, come si è detto, fu l'inglese Robert Harbin: in Italia, negli ultimi anni, i programmi per bambini che più si sono distinti per questo approccio sono stati L'albero azzurro e Art Attack. Pionieristica è stata inoltre l'opera di Francesco Misseri, che nel 1978 realizzò ad origami e in stop motion la serie Quaq Quao, in cui venivano narrate le avventure di una giovane anatra e ogni dettaglio era interamente costituito da carta piegata di fronte alla telecamera. Un suo corrispettivo americano è l'episodio "Napkin Squirrel" di Planet Sketch, realizzato dagli Aardman Studios. L'origami viene citato inoltre in alcune serie televisive:

un personaggio del manga Naruto, Konan, usa degli origami per eseguire le sue tecniche.
è tratto caratteristico di uno degli antagonisti nella serie televisiva statunitense Le avventure di Pete & Pete, in cui il "papercut", interpretato da Christopher Conte, può piegare la carta in un'infinita varietà di forme che spesso servono allo scopo del modello originale;
viene praticato da Aki Sawada nella serie giapponese Kamen Rider 555: il personaggio ha l'abitudine di incendiare un animale di carta prima di sferrare un attacco;
nella serie televisiva Ninja Sentai Kakuranger, è alla base della tecnica di attacco della giovane Tsuruhime;
l'origami compare nell'episodio "Thirty Minutes over Tokyo" della serie televisiva I Simpson, in cui Homer realizza una gru con un assegno da un milione di yen e questo gli sfugge, strappato via dal vento;
un cigno di origami ha un ruolo simbolico nell'episodio pilota della serie Prison Break;
l'origami è l'unica forma di comunicazione del guerriero muto Kano nella serie The Venture Bros;
Yoko di Timothy Goes to School è appassionato di origami;
la BoatMobile di Mermaid Man (in Italia Waterman) e Barnacle Boy (in Italia Supervista) nella serie SpongeBob è un origami animato;
nella serie GoGo Sentai Boukenger il villain Yaiba, detto "The Paper Crane Ninja", utilizza l'origami per una sua tecnica di attacco;
nella serie di fumetti e anime InuYasha, utilizzato dal comprimario Byakuya come arma per creare illusioni: tra le forme che realizza e ingrandisce magicamente, il principale è il fiore, che viene usato come canale per un attacco di fuoco;
nel fumetto Sukeban Deka, utilizzato dalle protagoniste come arma tagliente;
in Ghost in the shell viene citata la leggenda delle mille gru quando un ragazzo realizza gli origami con la mano sinistra, l'unica parte del corpo non rimasta paralizzata, per far risvegliare Motoko Kusanagi dal coma;
fiori di origami vengono realizzati durante la Bloody Valentine War descritta in Gundam;
nella serie Flame of Recca, l'oggetto detto Shikigami conferisce l'abilità di infondere nella carta un po' dell'aura vitale di chi lo impugna, animando così gli origami;
nel fumetto Teen Titans Go!, adattamento della DC comics della serie televisiva d'animazione Teen Titans, compaiono i tre nemici Forbice, Carta e Sasso: l'abilità di Carta consiste nell'allungarsi e piegarsi a piacimento, secondo gli schemi dell'origami;
nella serie animata Samurai Champloo, il messaggero Oshaberi Ichiemon indossa un cappello di origami;
in un episodio della serie Drawn Together, il personaggio Paper Baby sogna di diventare, da grande, un cigno di origami;
nell'anime Raimuiro Senkitan, il personaggio di Sarasa Honda è appassionato di cultura occidentale ma indica più volte nell'origami il segno della superiorità del Giappone, teorizzando che gli occidentali non usino regalarsi bambole di carta perché non sono capaci di realizzarle;
Okuni Dohan della serie Shuriken School ha uno spiccato talento per l'origami.
nel numero 2597 del 6 settembre 2005 della rivista italiana Topolino è stata pubblicata la storia Paperino maestro di origami, Trama e sceneggiatura di Sergio Badino, disegni di Marco Meloni.

Nella musica

Origami è il titolo della seconda traccia dell'album Watchful, degli Amoeba.
Per promuovere il suo nuovo album This delicate thing we made, il cantante Darren Hayes nel suo sito[1] illustra come realizzare un cigno con la tecnica dell'origami: i cigni realizzati dai fan avranno al loro interno un desiderio e dovranno essere lasciati dove qualcuno, amico o sconosciuto, possa trovarli.
Il penultimo album della hard-rock band Uriah Heep si chiama Sonic Origami, lasciando intendere il mix musicale del disco stesso.
Psyche Origami è il nome di un rapper americano.
Origami è il titolo di una canzone di Ani DiFranco pubblicata nel 2004 nell'album Educated Guess.
"La giostra d'origami" è il nome di un gruppo indie italiano.

Nei videogiochi e nei giochi di ruolo

Nel gioco on-line Ancient Anguish, è un talento che il giocatore può scegliere;
È necessario per superare una prova nel videogioco Trinity di Brian Moriarty;
Nella serie di videogiochi Star Fox, una dimensione bonus alternativa chiamata "Out of This Dimension" è interamente popolata da aeroplanini di carta e creature origami;
In Mortal Kombat II, l'origami è inserito tra gli atti di amicizia che possono essere compiuti al termine di un combattimento invece di uccidere l'avversario: la mossa è detta Friendship e costituisce il dono di una bambola di carta da parte di Jax alla sua "vittima";
L'origami è al centro del videogioco Heavy Rain - The Origami Killer;
Nel videogioco Stranglehold alcuni origami sono sparsi tra i livelli e costituiscono bonus da raccogliere.
In "Alice: Madness Returns" il mondo "Misterioso oriente" è popolato da creature fatte di carta piegata.


Curiosità

Il record del mondo per la più piccola rana ad origami è detenuto da Josiah Hamilton che, il 30 marzo 2007 all'età di dodici anni, ha realizzato senza l'aiuto di strumenti esterni una figura lunga 2 mm, che salta una distanza di 10 cm.



Info: Wikipedia



 
Top
view post Posted on 25/12/2011, 00:14
Avatar

Millennium Member

Group:
Member
Posts:
13,872
Location:
𝒞𝑜𝐻𝑜𝓇𝓉 💗

Status:


Le bambole coreane

bambole9



Spesso, per indicare un bel volto, si usa l'espressione “un viso da bambola”. Le bambole coreane, delle varie epoche, sono belle, e in questo riflettono l'animo di chi le ha create. Ma, naturalmente, il valore di una bambola non risiede solo nella sua bellezza.

Come prodotto della vita di ogni giorno, le bambole sono anche delle registrazioni dei volti, dei vestiti e dello stile di vita delle persone che le hanno create. Perciò, gli abiti del passato che sono andati perduti o che sono stati rovinati dal tempo, vengono spesso ricreati sulla base di come sono rappresentati nelle bambole di terracotta o di legno. Qui si tenterà una storia di questa umile, ma affascinante, arte minore.
A seconda del periodo, le bambole nel mondo hanno avuto origine da immagini create per scopi magici o rituali. Venivano usate come oggetti di venerazione, come strumenti simbolici per cacciare via il male e come elementi inclusi nei riti funebri.

Anche la storia delle bambole coreane ha avuto questi tipo di sviluppo. Le prime bambole coreane sono immagini in terracotta, rinvenute nelle tombe del quinto e sesto secolo nel regno di Silla. Queste figure di persone intente alle attività quotidiane, come suonare strumenti musicali o gioire della compagnia, sono semplici e modellate a mano in modo piuttosto rozzo, ma ci permettono di dare un'occhiata al modo in cui si viveva quando sono state create.

La figura in vetro di un giovane monaco scoperta a Kongju nella tomba del re Muryŏng (r. 501-523) del regno di Paekche ha la faccia con occhi, naso e bocca chiaramente visibili. La produzione e i costumi associati con la creazione delle bambole della dinastia Chosŏn sono registrati in vari documenti. La maggior parte delle bambole venivano fatte con creta o legno e venivano usate sugli altari o nei tempietti dedicati agli dei.
Uno dei costumi popolari interessanti che coinvolgono la creazione di bambole è quello chiamato jaeung. Al capodanno lunare gli abitanti del villaggio fanno con la paglia la figura di una persona, la riempiono di denaro o di riso e di pezzi di carta con il nome e la data di nascita di quelli che non hanno avuto fortuna nell'anno appena trascorso e poi gettano questo oggetto fuori dalla casa, come mezzo per prevenire la sfortuna. Alcune delle bambole furono fabbricate anche a scopo ricreativo e queste si ritrovano oggi nei giochi folcloristici.
Con lo sviluppo della civiltà moderna, le bambole hanno perso il loro simbolismo come figure magiche e sono diventate invece oggetti per il gioco e per l'apprezzamento estetico. Di conseguenza l'aspetto decorativo delle bambole è diventato più importante ed esse vengono principalmente usate come giocattoli o come ornamenti.

bambole7


Le prime bambole decorative coreane furono fatte alla fine del 19º secolo su richiesta dei residenti stranieri. Anche se le bambole di quell'epoca non sono particolarmente belle, i loro vestiti e l'espressione del volto sono tipicamente coreani.
I capi di vestiario erano preparati e fatti indossare alla bambola uno per uno, proprio come i vestiti reali, mentre le facce hanno caratteristiche tipiche, come gli occhi piccoli, il naso largo e gli zigomi sporgenti.
A partire da allora, si son continuate a fabbricare bambole che rivelano aspetto e stile di vita coreano. Nel 1959 la rivista americana Worldwide Doll riportava un servizio sulle 12 più belle bambole del mondo, fra cui si trovava una bambola coreana. La faccia di questa bambola non aveva un naso prominente, né occhi grandi e rotondi, ma la bambola coreana vestita degli abiti tradizionali fu presentata assieme alle bambole degli altri paesi del mondo.

I resoconti mostrano che negli anni 1950, quando molti stranieri vennero in Corea dopo la Guerra di Corea, piccole bambole decorative di legno erano popolari come souvenir.
Nel corso degli anni 1960, quando le bambole divennero uno dei principali prodotti di esportazione, queste venivano confezionate con materiali diversi, fra cui la porcellana e la gomma. Fu attorno a quest'epoca che le bambole coreane si occidentalizzarono, con figure in proporzione 1:8, grandi occhi rotondi, naso prominente e faccia slanciata, una tendenza che continuò negli anni 1970.
Le bambole occidentali, che erano da tempo diventate famose come giocattoli e come soprammobili, furono commercializzate con successo. La loro importazione fermò praticamente la vendita delle bambole tipicamente coreane.

Negli anni 1980, nel bel mezzo del movimento di democratizzazione e di modernizzazione, la gente cominciò a volgere di nuovo gli occhi al passato e alla bellezza della tradizione. Nel passato la maggior parte delle bambole venivano confezionate con scampoli di stoffa dalle donne o intagliate nel legno dagli uomini.
Ora, nel periodo moderno, alcuni giovani artigiani si sono impegnati a creare bambole che abbiano in sé la bellezza degli elementi tradizionali, e queste bambole, fatte di carta, legno, tessuto o creta, hanno di nuovo ripreso un aspetto tipicamente coreano.

Insa-dong, a Seul, un'area ricca di negozi di antiquariato, gallerie e negozi d'arte, è il posto giusto per uno straniero che voglia assaporare l'estetica tradizionale coreana. I negozi vendono imitazioni delle antiche bambole, riproduzioni delle bambole marito e moglie dell'epoca Chosŏn vestite di seta, e le semplici bambole delle epoche più recenti.
Nel negozio “Time Travel”, dove in maggio e giugno 2002 si è tenuta una mostra di bambole, si può trovare un assortimento di modelli di periodi diversi. Nelle loro espressioni facciali le bambole comunicano calore, umorismo, buona educazione e grazia.

bambole3



Info qui: wiki


 
Web Contacts  Top
view post Posted on 25/12/2011, 14:52
Avatar

Millennium Member

Group:
Member
Posts:
13,872
Location:
𝒞𝑜𝐻𝑜𝓇𝓉 💗

Status:


JJimjilbang le saune coreane

AAA1-10


Le saune sono molto popolari in Corea e sono molto frequentate dai coreani che ci vanno per rilassarsi. Ci sono principalmente due tipi di sauna: mogyoktang e jjimjilbang. Entrambe offrono vasche a idromassaggio, docce, saune e bagni turchi, ma le jjimjilbang mettono a disposizione anche salotti per mangiare uno spuntino, stanze PC e stanze per rilassarsi e sono aperte 24 ore su 24.

AAA1-9


Le Jjimjilbang (찜질방) variano di misura e qualità. Il prezzo d'entrata è di circa 3€ per le saune standard, mentre per quelle di alto livello è di circa 20€.
Vi sono vari tipi di saune e quella più conosciuta è la tradizionale hanjeungmak. Questa sauna si presenta come una grotta con un sistema di riscaldamento simile a quello di un forno per ceramica, questa sauna, infatti, è molto adatta per persone con pressione bassa, dolori muscolari e alla schiena.
All'entrata si viene forniti di maglietta e pantaloncini (uguali per tutti), salviette e chiave per l'armadietto dove poter lasciare i propri indumenti ed oggetti vari. Bisogna però ricordarsi di portare il proprio sapone. Inoltre, puoi persino chiedere al personale di lavare e stirare i tuoi vestiti.
Prima di entrare nel jjimjilbang bisogna lavarsi. Le docce sono comuni e divise per genere, inoltre è proibito indossare indumenti per lavarsi.

AAA12


AAA8-4


Dopo la doccia si può scegliere di fare dei bagni caldi per aprire i pori della pelle affinché tutti i trattamenti abbiano un effetto benefico maggiore.
Dopodiché si entra nelle stanze comuni dove la temperatura è elevata ed ognuna di esse è adibita ad un'attività: vi sono stanza dove si possono sorseggiare tè, tisane calde e fredde (come il Shikye 식혜, una bevanda fredda a base di riso fermentato), mangiare uova cotte a vapore nel cuociriso oppure il patbingsu (팥빙수), la tipica granita coreana. In altre stanza dove guardare la TV o navigare su Internet. Ovviamente bisogna essere vestiti con la maglietta e pantaloncino forniti all'entrata! In genere si cammina a piedi nudi, ma in certe saune si possono richiedere delle ciabatte.

AAA13


Le saune coreane assomigliano in un certo senso ai hammem (حمام) arabi o alle moderne SPA, con la sola differenza che il tuo biglietto vale 24h.
Si può rimanere a dormire nelle saune tranquillamente. È all'ordine del giorno incontrare uomini che discutono d'affari tra di loro oppure donne che si ritrovano per parlare del più e del meno.
Ogni jjimjilbang fornisce diversi trattamenti, che vanno dalla cura facciale, alla pedicure, manicure, massaggi, bagni di tè verde, agopuntura ecc.
La jjimjilbang è un luogo dove rilassarsi ristorando il proprio corpo da un intenso periodo di lavoro, un luogo dove curare la bellezza e i dolori muscolari, nonché per fare due chiacchiere.

AAA15


Le stanze PC, i salotti ed altri servizi sono in comune per uomini e donne e bisogna indossare un costume, mentre la zona della sauna vera e propria (dove ci sono vasche a idromassaggio, docce, saune e bagni turchi) si trovano in aree separate per uomini e per donne e non si possono portare costumi.

AAA16


Le saune coreane o jimjilbang, di solito hanno ottime attrezzature, come vari tipi di bagni caldi, alcuni con argilla, altri con ginseng o té verde. Ci sono anche vari tipi di sauna e successivamente si possono ricevere pulizia del viso, peeling del corpo (secondo la tradizione coreana gli avventori della sauna si fanno il peeling della schiena a vicenda con spugne apposite, ma in alcuni posti ci sono anche estetiste a disposizione) e massaggi (il massaggio tradizionale coreano si chiama Ji-ap). Anche tipicamente coreana è una sauna a forno, chiamata han-jeung-mak, che è una cupola in pietra riscaldata cui si accede attraverso una piccola apertura. Le saune ed i centri per i massaggi più esclusive e rinomate di Seoul si trovano in quartieri come Myeongdong, Itaewon ed Apgujeong.

AAA11


AAA9-3


Centri termali coreani
In Corea ci sono anche molti centri termali, con tutte le attrezzature delle saune, come bagni turchi, idromassaggio, bagni caldi, saune asciutte ed anche piscine con acqua di sorgenti termali naturali. Oltre a ciò, questi centri hanno un parco di divertimenti, per far divertire tutta la famiglia mentre la mamma riceve i trattamenti di bellezza.
Alcuni centri termali coreani che hanno parchi di divertimenti sono: Asan Spavis,Icheon Spa Plus, Sorak Waterpia , Bogok Hawaii, Sorak Aquaworld e Danyang Aquaworld.

AAA10-2


Info qui: SeoulKorea e qui: MellyBay
 
Web Contacts  Top
Kimu
view post Posted on 25/12/2011, 18:08




Ikebana



ikebanaart22



Ikebana (生け花 o いけばな) è l'arte giapponese della disposizione dei fiori recisi, anticamente conosciuta come Kadō (華道 o 花道).
La traduzione letterale della parola Ikebana è "fiori viventi", ma l'arte dei fiori può essere anche indicata come Kadō, cioè "via dei fiori", intendendo cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello Zen.

La storia

L'Ikebana è un'arte molto antica, ha le sue origini in Oriente (India, Cina) ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica, frutto e riflesso della cultura del momento. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C. e cioè al periodo in cui il buddhismo attraverso la Cina e la Corea penetra nell'arcipelago nipponico introducendo l'usanza delle offerte floreali votive. In origine l'arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddhisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice, il Nageire. A questo seguì il Seika, una specie di Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, elementi vari come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali.
Sin dall'antichità, lo schema fondamentale della composizione è stato il triangolo e i motivi che conducono a questa forma geometrica sono molteplici: è innanzitutto la struttura elementare perfetta per la disposizione dei fiori poiché il triangolo è la spontanea simmetria esistente in natura, una montagna è uguale a un triangolo come anche un albero è uguale a un triangolo. Ecco che in documenti antichi o dipinti o stoffe, troviamo tre fiori di loto disposti in un triangolo scaleno, poiché il loto è il simbolo di Budda.

90px-Paesaggio_acquatico



Nel XVI secolo, il Buddismo Zen, introdotto dalla Cina nel XIII secolo, raggiunse il suo massimo sviluppo. e nacque il Chabana (o fiori del the), semplice omaggio al creato che si rendeva nella parte più intima e raccolta della casa: la stanza dedicata alla cerimonia del the. Il Chabana è ispirato ad una ricerca del semplice e dell'essenziale, è momento integrante della cerimonia del the ed è oggetto di osservanza esatta e rituale.

Dalla profonda sensibilità Zen nasce la composizione impressionistica del Chabana; composizione piccola, essenziale, a volte composta da un solo fiore, ma che racchiude l'espressione di un determinato momento e sentimento.

Con la nascita dello Shoka si verificarono due fenomeni importantissimi:

1) la nascita di nuove scuole e la decadenza del monopolio detenuto per parecchi secoli dalla scuola Ikenobo nell'insegnamento dell'Ikebana;

2) l'Ikebana cominciò ad essere praticato dalle donne che era stata invece prerogativa esclusiva di nobili, samurai e monaci.

Le varie forme e scuole durarono fino a quando, nell'ultimo quarto del XIX secolo, il Giappone uscì dall'isolamento durato per parecchi secoli e aprì i porti alle potenze occidentali. In Giappone entrarono così nuove idee, produzioni, invenzioni ed anche nuovi fiori, molti dei quali totalmente sconosciuti ai giapponesi; fiori con poche foglie, dagli steli più corti e da colori più intensi. Questi nuovi fiori sollecitarono la fantasia e il gusto dei maestri di ikebana suggerendo loro nuove possibilità creative. Questi fiori però non potevano essere utilizzati nelle forme tradizionali poiché, fino ad allora, le composizioni erano sempre state fatte in vasi alti.

90px-Heika



Unshin Ohara, insegnante della scuola Ikenobo, fu il primo a creare una forma nuova di ikebana detta Moribana: composizione in vasi bassi, che letteralmente significa "fiori ammassati". Creò dunque vasi bassi, probabilmente ispirandosi a quelli usati per i Bonsai e anche dei sostegni per mantenere i fiori nella posizione voluta, oltre a fondare la scuola che prese il suo nome.
Nella scuola Ohara si insegnano due fondamentali tipi di ikebana: il Moribana e il Nageire. Questi due tipi di ikebana si dividono in cinque stili, nati dall'osservazione della natura. Guardando un albero si vedono dei rami diritti, obliqui, a cascata e partendo quindi da questo punto d'osservazione si ha lo stile "Alto", nel quale viene usato materiale che cresce verticalmente; dicasi lo stesso per lo stile "Obliquo"; lo stile a "Cascata" nel quale vengono impiegati i rampicanti; lo stile "Celestiale" la cui caratteristica è una linea verticale molto accentuata; lo stile a "Contrasto" dove vengono impiegati rami e arbusti.

90px-Ikebana_Bunjin



I materiali

Tutti gli elementi utilizzati nella costruzione dell'ikebana devono essere strettamente di natura organica, siano essi rami, foglie, erbe, o fiori. Nelle composizioni dell'Ikebana rami e fiori sono disposti secondo un sistema ternario, quasi sempre a formare un triangolo. Il ramo più lungo, più importante, è considerato qualche cosa che si avvicina al cielo, il ramo più corto rappresenta la terra e il ramo intermedio l'uomo. Così come queste tre forze si devono armonizzare per formare l'universo, anche i fiori e i rami si devono equilibrare nello spazio senza alcuno sforzo apparente.

120px-Ikebana1



Gli Stili



Rikka

La prima forma storicamente documentabile di ikebana è quella dello stile Rikka , praticata inizialmente nelle caste più elevate della società Giapponese . Rikka significa ramo eretto. La scuola Rikka è lo stile della corte Imperiale e dei sacerdoti Shintoisti : conservando la forte influenza della religiosità , è basato su uno schema rigidamente geometrico che impone un uso strettamente razionale dei materiali floreali . La chiave dello stile Rikka è il concetto di Shin : il ramo centrale della composizione floreale attorno a cui si devono armonizzare i tre rami principali e quattro rami di sostegno secondo precise proporzioni matematiche . È un concept che , come il nome stesso può fare immaginare (Shin = spirito) , è intriso di intensi significati religiosi, ed è un modo di comporre i fiori difficile anche solo da immaginare per la nostra mentalità moderna .

stile-rikkashim



Nageire

Questo è uno stile che si differenzia dal precedente per la sua semplicità: un gambo centrale dritto e alto si accompagna a due gambi più corti; i tre gambi rappresentano il cielo, l'uomo e la terra. In molte scuole, il gambo più alto rappresenta il cielo, il gambo mediano 'uomo equello più basso la terra. Tuttavia, secondo la scuola Ikebono, la lunghezza dei gambi non indica questa interpretazione. Secondo il relativo insegnamento, poiché l'uomo vive fra il cielo e la terra, rappresentato dal gambo mediano che è quello più alto; mentre il gambo di lunghezza media rappresenta il cielo mentr quello più piccolo l terra. I nomi giapponesi specifici per questi hanno differito da fra le scuole di Ikebana. Il nome dello stile normalmente è chiamato “Seika„ dalla maggior parte delle scuole, ma„Shoka“da Ikenobo.

japanese_ikebana_nageire_2



Moribana

È considerato lo stile più elementare dell'ikebana.
All’inizio del periodo Meiji (1868 – 1912) l’apertura alla cultura americana ed europea, con l’introduzione di fiori occidentali, caratterizzati da corolle più pesanti e colori più vivaci, porta alla nascita dell’Ikebana moderno con la creazione del “Moribana” (fiori ammassati) da parte di Unshin Ohara, che nel 1897 espone per la prima volta questo tipo di composizione in una mostra intitolata “Thirty weeks at Moribana” presso l’Osaka Art Club.

moribana_ikebana



Jiyūka

È uno stile decorativo libero. Non si limita ai fiori, ma ogni materiale può essere usato liberamente.

120px-Ikebana_free_style



Le scuole

Le scuole più famose, ognuna col proprio stile, sono: Ikenobo, Ohara, Sogetsu.
Un capitolo a parte è costituito dalle composizioni che vengono preparate per la Cerimonia del tè o Cha no yu, che sono di solito di dimensioni molto contenute e vengono designate come chabana, cioè fiori per il tè.



Info: Ikebana

Il Ponte

Wikipedia
 
Top
Kimu
view post Posted on 30/12/2011, 22:18




I Giardini Giapponesi



FRA98000FB_1



Il giardino giapponese nasce con i primi santuari scintoisti dallo stretto rapporto tra ideologia, spiritualità, meditazione e amore per la natura. L'intento è quello di creare un microcosmo ideale fatto di pietre, acqua, ponti e vari elementi naturali che ricreano in miniatura una raffinata versione del paesaggio giapponese: una sorta di paesaggio idealizzato e simbolico influenzato dall'idea buddhista di paradiso.

I giardinieri-artisti nipponici prediligono forme astratte e minimaliste, bandiscono l'uso di linee rette o della simmetria a favore di percorsi sinuosi che offrono al visitatore una serie di vedute attentamente studiate. La visione dello spettatore viene così guidata lungo il percorso tra elementi nascosti e rivelati: pietre affioranti per attraversare un corso d'acqua, piccoli bacini di pietra (per lavarsi mani e bocca e simboli di purificazione prima della cerimonia), elementi nascosti che introducono a un'atmosfera di mistero. Un'altro accorgimento spesso utilizzato è la creazione di vedute e scorci che includono "paesaggi presi in prestito", ovvero elementi del paesaggio oltre i confini del giardino quali montagne in lontananza, alberi, ecc., che sapientemente incorniciati diventano parte integrante del giardino stesso.

giardino-zen-milano



I giardini giapponesi sono classificabili in quattro tipi diversi:

giardini del paradiso , creati per evocare la Terra Pura o paradiso buddhista, sono formati da "paesaggi presi in prestito", ovvero gli alberi e le montagne al di là dei confini diventano parte integrante del giardino stesso, mentre le pietre formano sponde e isole.

giardini del paesaggio secco, kare sansui, veri e propri luoghi di meditazione adiacenti ai templi buddhisti zen; questi giardini, rappresentano la quintessenza del giardino giapponese e sono formati da rocce scelte di forma ambigua, collocate in un recinto di ghiaia rastrellata. Il giardino viene in questo caso visto come luogo da meditare e rielaborare all'infinito in quanto le rocce prive di connotazioni e caratteri particolari si prestano alle più svariate interpretazioni (a differenza del giardino cinese dove le rocce scelte ricordano elementi del paesaggio quali montagne o creature mitologiche quali draghi).

immpag_gia15 Kare sansui (giardino secco)



giardini di passaggio, popolari nel periodo Edo quando venivano commissionati dai signori feudali (daimyo), sono giardini attraversati da sentieri sinuosi dove il paesaggio cambia ad ogni passo tra stagni, elementi rivelati e nascosti, "paesaggi presi in prestito", ecc.

immpag_gia14 Giardino di passaggio



giardini del tè, risalenti al periodo Momoyama (1568-1600), attraversati da un piccolo sentiero, con piante ai lati, che conduce alla casa del tè, una piccola sala cerimoniale (una cella) simile a una capanna. Il sentiero simboleggia il collegamento del mondo reale con quello della cerimonia del tè; gli elementi utilizzati, quali recinti di bambù, sono elementi semplici in linea con il rituale della degustazione del tè.

immpag_gia16 Giardino del tè - Bacile di pietra






Info: L'Arte Dei Giardini Zen
 
Top
Kimu
view post Posted on 30/12/2011, 22:56




Fontane Zen



fontana_zen_giardino_1r



Le fontane sono uno degli elementi più suggestivi di un giardino Zen. Ne rappresentano la filosofia ed i principi ispiratori che sono il silenzioso e delicato scroscio dell’acqua, come elemento fondante della natura e principio di tutte le cose create. Il design della fontana Zen sarà perciò dettato non solo dalle caratteristiche dell’ambiente, ma anche dalla filosofia alla base dell’armonica disposizione dei suoi elementi.

fontane-zen_N2



Caratteristiche

La fontana tipica del giardino Zen è quella formata da un pozzetto in pietra naturale e da una canna di bamboo tagliata in modo trasversale. All’interno del pozzetto si possono immergere delle piante acquatiche con fiori bianchi. I fiori possono anche essere di altri colori, ma il bianco sembra rispecchiare maggiormente i principi filosofici del giardino orientale che serviva a favorire l’attività di meditazione. La fontana Zen può anche non avere la canna di bamboo che picchia sulla roccia ad intervalli regolari, e può essere fatta solo di roccia con cui si possono creare giochi d’acqua particolarmente suggestivi. Questo tipo di fontana non richiede una particolare manutenzione. Bisogna solo pulire il filtro periodicamente ed aggiungere acqua nella stagione calda.

Tipologie

Le Vasche In Pietra

Le vasche in pietra originariamente erano parte esclusiva del giardino da tè giapponese. Esse venivano usate per purificarsiTsukubai le eleganti fontane del giardino giapponese arricchite con fontane tradizionali e pianteacquatiche. prima di partecipare alla cerimonia del tè.
In seguito hanno assunto la funzione ornamentale.
Vi sono diversi tipi di vasche. Le Chozubachi sono le più rustiche, piuttosto alte e appoggiate su una base che impedisce al terreno circostante di diventare fangoso.
Le Tsukubai sono più raffinate e basse: chi le utilizza deve chinarsi o addirittura inginocchiarsi per lavarsi le mani prima della cerimonia del tè. Sono circondate da pietre su cui si appoggia il mestolo di legno o la lanterna.

fontana_5



Entrambe le vasche sono riempite a mano o attraverso rudimentali tubazioni di bambù, dalle quali l'acqua gocciola in piccola quantità. Per non rendere fangoso il terreno circostante è meglio che esse vengano appoggiate su un abbondante letto di sabbia. Nel punto di scolo può essere inserito uno Suikinkutsu,la Shishi-Odoshi, originariamente utilizzata come scaccia cervi, è un elemento elegante e spettacolare dei giardini giapponesi. simile ad un vaso rovesciato, che ha la funzione di generare un eco all'acqua che gli gocciola sopra.
Un accessorio tipico è lo Shishi Odoshi, originariamente utilizzato come scaccia-cervi, simile ad una fontana, scandisce il trascorrere del tempo.

shishi_odoshi



Qualche Notizia

agli antichi giapponesi principalmente per tenere lontani i daini dai loro giardini.
Col tempo, divennero parte di un contesto molto più ampio, legato alle tradizioni orientali ed ai principi della filosofia e dei giardini zen.
Il bambù, il suo scoccare secco sulla pietra, i borbottii e gli zampilli dell' acqua riportano ad una dimensione legata al Feng Shui: letteralmente "vento e acqua", antica arte cinese basata sulle energie che scorrono all' interno dell'uomo e nell'ambiente che lo circonda.
Attraverso il movimento dell'acqua che produce schizzi e gocciolii si ottiene un suono allegro e rilassante che dona pace e serenità, calmando lo Spirito.
Si ha così possibilità di rilassarsi, di concentrarsi e studiare meglio, di allontanare i mille pensieri e le preoccupazioni quotidiane che la vita moderna e frenetica di oggi ci porta a vivere.



Info: Giardinaggio

Fontane Shishi Odoshi
 
Top
Kimu
view post Posted on 15/1/2012, 20:28




Geta




I geta (下駄) sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali. Grazie alla suola fortemente rialzata, con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali tradizionali come gli zōri. Generalmente, i geta, vengono portati sia senza calzini che con appositi calzini chiamati tabi.

220px-Geta Un paio di geta.



La calzatura consta di una tavoletta legno grezzo, chiamata dai (台, supporto), con una stringa di tessuto chiamata hanao (鼻緒) che passa tra l'alluce e il secondo dito. I due tasselli sotto la suola vengono chiamati ha (歯, denti); anch'essi sono in legno, di solito di kiri (桐, paulownia), ed emettono un suono particolare a contatto col suolo, che è chiamato カランコロン o karankoron. Questo suono talvolta viene menzionato come uno dei suoni quotidiani che mancano di più ai giapponesi anziani nella vita moderna.
Il dai può variare molto: la forma può essere ovale (ritenuto più femminile) o rettangolare (ritenuto più virile), il colore può essere naturale, laccato o dipinto. Anche l'ha può variare, ad esempio, i tengu-geta hanno un tassello unico al centro della suola, mentre esiste un tipo poco comune di geta che ha tre tasselli. I tasselli non sono separati, ovvero l'intera scarpa, di solito, viene ottenuta lavorando un solo blocco di legno; inoltre, gli ha possono avere una base di gomma, incollata alle estremità.
L'hanao può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti. Il cotone con stampati motivi tradizionali giapponesi è molto popolare ma esistono versioni in vinile e pelle. All'interno dell'hanao c'è una corda (recentemente sintetica ma tradizionalmente di canapa) che viene annodata in modo particolare nei tre fori del dai e talvolta può esserci un'imbottitura. L'hanao può essere cambiato se consumato e viene posto tra le prime due dita del piede e al centro della suola perché se non posizionato in quel punto, i geta, camminando, entrerebbero in collisione tra loro.

Recentemente sono entrati in commercio dei geta con fattezze più occidentali, con una forma più arrotondata e con un dai ergonomico, un tacco unico come negli zoccoli invece che due tasselli distinti e una stringa laterale come nelle infradito.

220px-Geta2



Questi sandali vengono indossati anche dalle apprendiste geisha, le maiko, che portano dei geta particolari chiamati okobo, simili alle chopine in voga nella Venezia rinascimentale. Gli okobo sono chiamate anche pokkuri e koppori e vengono indossati anche dalle ragazze molto giovani oltre che dalle maiko. A differenza dei geta veri e propri, non hanno due tasselli sotto la suola, ma un tacco unico simile ad una zeppa scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra normalmente. La stringa degli okobo è solitamente di colore rosso e a differenza delle geta, queste calzture non vengono portate con gli yukata ma con dei kimono molto formali.

Curiosità


Un tradizionale proverbio giapponese è: non sai fino a che non hai indossato i geta, che significa non puoi tirare le somme fino a quando il gioco non finisce.
Secondo la superstizione giapponese, rompere la stringa (l'hanao) di un geta porta sfortuna.
I lottatori professionisti giapponesi di sumo che fanno parte dei gradi più bassi della disciplina, devono indossare sempre uno yukata e i geta. Il suono dei geta sul suolo sono infatti una delle cose che i lottatori di sumo sperano di lasciarsi alle spalle quanto prima possibile.
Le prime edizioni delle Pocket Guide to China (le guide di informazioni essenziali sul posto in cui andavano/vanno i soldati), durante la Seconda guerra mondiale avevano una sezione su come individuare un giapponese: uno dei modi elencati era vedere se la persona portava scarpe con una stringa che separava le prime due dita e quindi se portava i geta o gli zōri.



Info Wikipedia
 
Top
66 replies since 12/12/2011, 22:10   11045 views
  Share