« Potete marchiarmi come assassino ma non potete negare
il fatto che amassi veramente mia moglie. »
Dopo un film terrificante, uno insoddisfacente ed un altro che mi ha lasciata un po' perplessa finalmente ho trovato pane per i miei denti e che mi ha fatto pensare, dopo quasi due settimane, che ho investito bene due ore della mia vita con un film.
Generalmente prediligo i dorama e quindi tendo a farmi un po' una cultura cinematografica con i gruppi di visione e cose simili ed in queste ultime settimane devo dire che ho beccato un po' di vaccate ma sono felice di poter dire che
The Client non rientra fra queste. É il connubio perfetto tra thriller, aule di tribunali e mistero e nonostante la storia abbia preso un risvolto a mio parere discutibile e che non chiamerei proprio colpone di scena da panico, è stato comunque interessante vedere il film e il dipanarsi del mistero su due casi di omicidi che avevano solo una cosa in comune. Ma direi di andare con ordine.
Una donna viene uccisa ed il primo nonché unico sospettato è proprio il marito di quest'ultima che, appena tornato a casa da quello che lui definisce un viaggio di lavoro, viene ammanettato e portato dentro con l'accusa di omicidio. Le prove sono circostanziali, infatti non sembrano esserci né l'arma del delitto né tantomeno il cadavere stesso della donna ma questo è un discorso a parte. A noi interessa sapere se il marito è innocente o meno e soprattutto come farà il suo legale a scagionarlo dall'accusa.
All'avvocato Kang Sung Hee spetta quest'arduo compito che si rivela piuttosto difficile e spinoso dovendosi confrontare con un procuratore, An Min Ho, fermamente convinto della colpevolezza dell'uomo
e che ritiene anche responsabile di un altro caso, quello dell'omicidio di una liceale.
Ed è proprio da tutto questo che inizia la vera storia della pellicola e fino ad un quarto d'ora dalla fine il film non svela granché e riesce comunque a mantenere viva l'attenzione dello spettatore senza far scadere il film nel baratro più totale, cosa che sarebbe potuta benissimo accadere visto che i ritmi non mi sono affatto sembrati serrati ed io amo i thriller che comunque sanno dare emozioni e coinvolgere senza per forza piantare sparatorie a cazzo di cane nella sceneggiatura.
I personaggi non mi sono sembrati granché approfonditi ma ci stava anche, soprattutto nel caso di Han Cheol Min visto che era l'imputato ma devo dire che nel mio piccolo mondo nessun personaggio è spiccato maggiormente rispetto agli altri per l'intera durata del film. C'è però da dire che è stata magistrale la scena in cui l'imputato è stato chiamato a testimoniare. Ecco, se proprio dovessi citare una delle mie scene preferite direi che senza ombra di dubbio questa è una di quelle: l'emotività del momento, il fatto che parlasse praticamente a cuore aperto, che tutti pendevano dalle sue labbra... non so, è stata magica, merito anche dell'interpretazione di Jang Hyuk, un attore che continua a sorprendermi fin da quando quest'estate ho avuto modo di vederlo in azione in
Chuno, uno dei miei dorama preferiti.
Il personaggio di Cheol Min all'inizio credevo sarebbe stato marginale, quello di un semplice imputato che si vede pendere sul collo la condanna di aver ucciso la donna che presumibilmente dovrebbe amare più di qualsiasi altra di questo mondo ma, seppur per poco, è riuscito ad esprimere delle emozioni e a mostrarsi in un modo davvero eccezionale, che è stato capace di catturarmi ed ammaliarmi.
Il personaggio che invece ho più odiato è stato quello del procuratore An Min Ho. Per l'amor del cielo, è quel personaggio che se fosse stato protagonista della storia sarebbe piaciuto a tutto il mondo per il suo incrollabile senso della giustizia, del suo istinto di procuratore che gli parlava dentro facendogli capire che bisogna sempre perseguire la giustizia e così via ma proprio per queste sue caratteristiche a me non è piaciuto se non negli ultimi minuti del film, ma anche lì 'piacere' è un modo molto approssimativo e scontato per esprimere la mia opinione sul suo personaggio.
L'avvocato mi ha lasciato un'impressione positiva nonostante lui mi abbia ricordato anche l'avvocato di un altro film,
The Attorney, il quale all'inizio voleva solo tirare l'acqua al proprio mulino e che poi si è eretto contro l'ingiustizia dell'epoca. In un certo senso Kang Sung Hee ha fatto la stessa cosa: all'inizio non credeva nell'innocenza veramente del suo cliente, al punto che in un'occasione gli ha detto la frase che sicuramente ha detto a tutti gli assistiti prima di lui, ovvero:
« Io credo a tutti. » Il classico modo per dire che ti crede solo perché ti deve assistere, nulla più.
Quando però è arrivato il momento di fare sul serio, di tirare fuori le palle e prendere la decisione giusta è riuscito a farlo senza pentirsene, ma rimanendo fiero della sua decisione.
In definitiva è un film che consiglio: bello, intenso, coinvolgente. Il primo difetto che mi viene in mente per poterlo criticare sarebbe il colpo di scena che, a mio avviso, era abbastanza scontato ma che comunque è riuscito a mantenere viva la narrazione e ha portato ad una interessante conclusione, quasi realistica oserei dire.
P.S. Grazie per i subbi e per la proposta.
Mi avete fatto ricredere sulla mia già precaria sanità mentale e sul fatto che ho sì gusti difficili ma anche nel fatto che in questo periodo prendo un po' di sòle.
Edited by giabonip - 3/3/2015, 20:07